L’oceanografo De Alteris: Golfo di Napoli più caldo invaso da specie “aliene”

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Dallo studio dell’Antartide alla salvaguardia e valorizzazione del Parco di Punta Campanella. Arturo De Alteris, oceanografo laureato alla Parthenope in discipline nautiche indirizzo ambiente marino, ha al suo attivo ben dodici esperienze su navi oceanografiche nell’ambito del Progetto Nazionale Italia Antartide. Ora è chiamato dal sindaco di Sant’Agnello, Antonino Coppola, a rappresentare il suo Comune nel cda dell’Area marina protetta a cavallo tra i golfi di Napoli e Salerno.

Dall’Antartide a Punta Campanella, cosa significa per lei originario della penisola sorrentina?
“Nonostante le 10.000 miglia non c’è nessuna differenza. La salvaguardia del nostro pianeta va vista nella sua interezza. Solo in questo modo potremo pensare di vincere la battaglia. Ciò che faccio, che fa un team di scienziati di tutta Italia, è contribuire con osservazioni fisse e campagne ad hoc, per controllare, studiare e verificare lo stato dei luoghi in una delle poche zone ancora vergini del pianeta”.

Quale sarà il suo contributo per la tutela dell’ecosistema del Parco?
“Le esperienze che ho avuto in mare credo abbiano un’altra valenza rispetto a quelle sulla terraferma. Studiare cosa succede dall’altra parte del mondo è un po’ cercare di risolvere anche i problemi di casa tua: tutti gli eventi sono interconnessi tra loro, bisogna solo avere l’umiltà di guardare tutto nella sua interezza”.

Da esperto, cosa pensa del cambiamento climatico? Come incide nel golfo di Napoli e più specificamente nel Parco?
“Il cambiamento climatico è ormai indubbio e certificato da tutti gli scienziati del mondo. Su questo discorso bisogna guardare gli andamenti delle grandezze in gioco (temperatura, pressione, precipitazioni etc.) da un punto di vista statisticamente valido. Mi spiego meglio: se guardaste la variazione della temperatura nell’ultimo quinquennio ne leggereste una leggerissima variazione, diciamo al decimo di grado o meno, così come se facessimo una semplice media per un altro quinquennio a caso degli ultimi 100 anni. Ma se facessimo una media di tutti gli ultimi 100 anni, vi accorgereste che le variazioni non sono più al decimo ma al grado. Ciò significa che per trarre delle conclusioni tutte le grandezze fisiche devono essere studiate negli archi temporali adeguati. Se riuscissimo a guardare tutti questi problemi con gli occhi della storia avremmo la possibilità di comprenderli e risolverli molto più facilmente. Nel nostro Parco, come in tutto il Mediterraneo, il riscaldamento del mare ha portato la presenza di pesci non autoctoni di origine tropicale: il pesce palla, il pesce scorpione, gli onnipresenti barracuda, la temibile caulerpa, il granchio blu e tanti altri. Nuovi abitanti “alieni” che rappresentano delle minacce e incidono sulla varietà della flora e della fauna di quest’area, la cui conservazione costituisce una grande sfida”.

L’Area marina protetta di Punta Campanella è popolata da molte specie a rischio tra tartarughe, delfini e grandi cetacei, è possibile la coabitazione con l’uomo?
“Nel Parco è sicuramente possibile la coabitazione con l’uomo, molto meno con i mezzi navali: animali come delfini, tartarughe, cetacei in genere risentono moltissimo dell’inquinamento acustico marino causato dall’impatto antropico. Rumori estranei alla vita marina che non fanno altro che allontanare questi splendidi animali. Sappiamo tutti cosa è successo durante la pandemia quando, con l’assenza totale di traffico marittimo, si sono rivisti cetacei lambire le nostre coste, pesci pelagici come le stupende aguglie imperiali nella baia di Mitigliano o squali rari come lo Squalo manzo a Nerano”.

Pensa che si possano adottare correttivi per meglio preservare l’Area marina?
“La criticità principale è il controllo del Parco: su un territorio di circa 40 km di costa effettivamente non bastano la Capitaneria e tutti i volontari che imperterriti ci aiutano nella vigilanza: ritengo che l’educazione ed il rispetto ambientali siano le basi da cui si deve partire”.

Da ex docente, come ritiene si possa insegnare ai giovani l’amore ed il rispetto per il mare?
“È nostra intenzione fare un percorso didattico con tutte le scuole del territorio per informare, istruire e formare i ragazzi che sono il nostro futuro”.

Intervista rilasciata al nostro direttore per Il Mattino.

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