Il marmo che certifica l’effettiva presenza del tempio di Diana nel punto esatto in cui oggi sorge la basilica della Pietrasanta, a Napoli, era andato perduto agli inizi del 600 e, da quel tempo, gli studiosi hanno solo potuto ipotizzare che la chiesa fosse stata realizzata effettivamente al di sopra dell’antico tempio. Quella lastra di pietra, misteriosamente sparita quattrocento anni fa da Napoli, è riapparsa in penisola sorrentina, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie ad Alberi, frazione collinare di Meta, ed ora dalla basilica della Pietrasanta chiedono che possa tornare nel luogo dal quale è stata prelevata. Almeno temporaneamente.
La vicenda è stata ricostruita qualche anno fa da Enzo Puglia e Pasquale Vanacore che hanno raccontato tutti i dettagli sulla rivista “La terra delle Sirene”. Sulla lapide è impressa un’iscrizione che attesta la presenza dell’antica “fratrìa” degli Artemisi nel luogo della attuale basilica della Pietrasanta; epigrafe che, secondo gli studiosi, attesta la presenza del tempio di Diana in quello stesso luogo.
Del marmo ci sono testimonianze storiche che si fermano al 1607, poi il nulla. Almeno fino ai giorni nostri, quando, durante i lavori di restauro nella chiesa di Santa Maria delle Grazie ad Alberi, nel rimuovere da una parete una lapide con un’iscrizione latina, si è scoperto che, alle spalle, c’è il testo del marmo dell’antico tempio di Diana Pietrasanta.
Secondo la ricostruzione degli storici lo ha portato in costiera un prete che si trovava a Napoli, nella chiesa della Pietrasanta, agli inizi del 600: quando tornò al suo paese, aveva bisogno di un marmo per lasciare testimonianza delle messe di suffragio che avrebbe fatto dire per i suoi genitori, e utilizzò la lapide. Non fu un furto, puntualizzano oggi gli studiosi: all’epoca era abitudine utilizzare il marmo considerato “vecchio” per nuovi scopi, sicché il prete agì in buonafede, non pensando di prelevare furtivamente qualcosa.
Ed oggi Lello Iovine, presidente della Fondazione Pietrasanta lancia un appello di collaborazione attraverso le colonne de Il Mattino: “Il documento ritrovato conferma la localizzazione napoletana del tempio di Diana. Sarebbe entusiasmante vedere quella lapide tornare davanti alla basilica, dov’era nell’antichità. Non penso di avanzare pretese di restituzione, anche perché non avrei i titoli per farlo. Quel marmo per centinaia di anni è stato dentro la parrocchia della frazione di Meta, ed è giusto che resti lì. Però mi permetto di lanciare un appello alla collaborazione nel segno della cultura e dell’arte: ipotizzo un accordo con la parrocchia locale affinché l’iscrizione possa restare in esposizione qualche mese qui alla Pietrasanta. Ovviamente saranno necessari tutti i permessi da parte della Soprintendenza e noi saremmo pronti ad occuparci del trasporto in sicurezza, della tutela del reperto nel periodo espositivo, e del viaggio di ritorno ad Alberi. Ma occorre aprire un canale di dialogo: noi ci siamo, e speriamo che la proposta venga accolta come regalo di compleanno a Napoli che compie 2500 anni”.