Alberi rimossi dal corso Italia, il Wwf: “Valevano 50mila euro”

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SORRENTO. Sarà stata la denuncia del Wwf, il clamore mediatico suscitato dalla vicenda o l’interessamento dei carabinieri-forestali, che hanno notiziato alla Procura della Repubblica sulla vicenda degli alberi eliminati davanti all’Hotel Gardenia a Sorrento, quel che è certo è che al posto dei soliti “aranci amari” gnomi (con tronco di 5 cm) stamane sono apparsi nelle aiuole, ricostruite sul marciapiede del corso Italia, sei esemplari del famigerato Citrus sinensis di 15 cm di diametro, ovvero ben più grossi di quelli previsti nella determina comunale del progetto.

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“È una vergogna quello che è accaduto a Sorrento – dichiara il presidente del Wwf Terre del Tirreno, Claudio d’Esposito –. Prendere a pretesto le banali problematiche di un marciapiede dissestato per distruggere un angolo verde di Sorrento, che accoglieva visitatori e turisti al suo ingresso, è tanto deprecabile quanto sinonimo di incapacità a tutelare l’interesse della collettività innanzi a quello dei singoli. Riteniamo che l’intervento sia stato operato in spregio delle normative vigenti, probabilmente per andare incontro alle lamentele di qualcuno, per questo abbiamo denunciato i fatti su cui indagano i carabinieri-forestali. Quel che desta preoccupazione è l’iter seguito. Apprendere a mezzo stampa dal dirigente del Comune di Sorrento che non ci sia bisogno di nessuna autorizzazione della soprintendenza per modificare il paesaggio a proprio piacimento ed abbattere alberi in città, è seriamente preoccupante. È chiaro che il dirigente non conosce bene la legge che esso stesso tira in ballo. Se l’interpretazione dell’ingegnere a capo dell’Utc di Sorrento fosse corretta, allora ci troveremmo davanti all’ultimo capitolo dell’ennesimo (e stavolta definitivo?) sacco all’ambiente ed al paesaggio”.

Cosa sostiene il Comune? Che con il decreto del Presidente della Repubblica n. 31/2017 – “Regolamento recante individuazione degli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura autorizzatoria semplificata” – il taglio di alberi nelle proprietà pubbliche o private non necessiterebbe più di alcuna autorizzazione paesaggistica. Se così fosse da un giorno all’altro potremmo vederci sparire sotto i colpi delle motoseghe dei boia delle piante, di pseudo-ditte di giardinaggio o di procacciatori di affari e di legname, tutti gli alberi delle città, pubblici o privati che, la sera per la mattina, potrebbero dare “fastidio” al dirimpettaio, al condominio, all’imprenditore o all’amico del politico di turno?

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È chiaro che non è così. Infatti se è vero che il Dpr n. 31 (all’allegato A) prevede tra gli Interventi ed opere in aree vincolate esclusi dall’autorizzazione paesaggistica la sostituzione o messa a dimora di alberi e arbusti, singoli o in gruppi, in aree pubbliche o private, eseguita con esemplari adulti della stessa specie o di specie autoctone o comunque storicamente naturalizzate e tipiche dei luoghi, purché tali interventi non interessino i beni di cui all’art. 136, comma 1, lettere a) e b) del Codice, ferma l’autorizzazione degli uffici competenti, ove prevista,
è pur vero la circolare operativa Mibact n° 32 del 21 luglio 2017 chiarisce l’interpretazione dell’allegato A: “l’intervento di taglio di alberi è consentito senza autorizzazione della Sovrintendenza solo laddove gli esemplari vengano sostituiti con esemplari adulti della stessa specie, di altra specie autoctona o comunque storicamente naturalizzate e tipiche dei luoghi. In ogni caso l’intervento deve essere “di lieve entità e senza rilevanza paesaggistica”.

Lo scempio messo in atto sul corso Italia a Sorrento, con l’abbattimento pretestuoso di grosse alberature di mezzo secolo di età, non era certo “di lieve entità e senza rilevanza paesaggistica”. Riteniamo si sia commesso un grave abuso contro l’ambiente, la bellezza e la stessa volontà dei sorrentini.

Ma c’è dell’altro. Nel Dpr tirato in ballo dal dirigente in capo, come il coniglio da un cilindro del prestigiatore, si parla chiaramente di “alberi adulti e autoctoni o naturalizzati”. Appare evidente che alberi della specie Citrus (cinese), ovvero i fantomatici aranci amari usati per “sostituire” gli alberi fatti a pezzi, non sono nè alberi “adulti” nè tantomeno “autoctoni e/o naturalizzati” e la loro “tipicità” è esclusivamente legata all’ambito agricolo/produttivo.

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Secondo la scienza agronomica per l’età di un albero si fa riferimento alla sua aspettativa di vita. In rapporto a tale aspettativa si definisce un albero giovane (fino al 20% dell’aspettativa di vita), maturo (tra il 20% e l’80%) e invecchiato (oltre l’80%). Una pianta di “arancio” la cui vita documentata è di oltre 200 anni (vedi aranceto storico del Fondo “Il Pizzo” a Sant’Agnello) è agronomicamente “giovane” fino a 40 anni. Un albero di tale età dovrebbe avere all’impianto un diametro del fusto non inferiore a 32cm, quindi, le alberature di arancio appena collocate nelle aiuole del corso Italia, per quanto grosse, sono in ogni caso piante ancora giovani.

Ma non finisce qui. Come è ormai risaputo il tentativo dell’amministrazione di eliminare gli alberi solo dal civico 258 al civico 260, su richiesta e delibera comunale a firma del vicesindaco di allora, Giuseppe Stinga, dopo la ferma opposizione del Wwf, che inviò una diffida al Comune e alla Soprintendenza invitandoli a ragionare, fu messo da parte. Si pensò allora ad “allargare il tiro”, ovvero a non intervenire più e solamente per togliere gli alberi davanti all’Hotel Gardenia, ma di intervenire, addirittura, sull’intero corso Italia, abbattendo ogni albero, reo di non appartenere al genere “citrus”, dal confine di Sant’Agnello fino a viale Nizza. Una scelta tanto assurda quanto inutile e dispendiosa.

Per far questo nel novembre del 2011 con determina n. 1425 si diede un incarico di 3.500 euro all’agronoma De Marco (professionista molto richiesta dal Comune di Sorrento) per progettare la sostituzione di tutti gli alberi. La Soprintendenza nel febbraio 2013 diede parere favorevole al progetto, ma prescrisse, dopo la nota del Wwf, di “salvare tutti gli alberi spostandoli altrove, in particolar modo il Tiglio argenteo e le Jacarande davanti all’Hotel Gardenia”.

A seguito del parere della Soprintendenza il dirigente di allora, l’ingegnere Guido Imperato, rilasciò il decreto dirigenziale n. 38 del 6 marzo 2013 richiamando le prescrizioni obbligatorie della Soprintendenza ovvero di spostare tutti gli alberi in altro luogo pubblico della città. Il decreto ed il parere della Soprintendenza non è ancora scaduto ed è tuttora valido. A questo punto sorge spontanea una domanda: poteva il nuovo dirigente ingegnere Alfonso Donadio non tenere in conto del progetto già deliberato e approvato e del parere e delle prescrizioni ancora in corso di validità?

Infine, resta una considerazione economica assolutamente non secondaria da fare: alla cifra spesa per il rifacimento dei marciapiedi va aggiunto il costo enorme delle nuove alberature e l’assurdo spreco di quelle precedenti che si potevano (e dovevano) recuperare tutte. Gli alberi eliminati, ridotti a prezioso legname (regalato non sappiamo a chi e come) avevano un’età di 50 anni (dedotta dal conteggio degli anelli di accrescimento del legno visibili sulla sezione dei tronchi tagliati) e dimensioni che gli conferivano un valore, oltre che paesaggistico-ambientale, anche economico enorme. Da una prima indagine, svolta sui mercati vivaistici, si ha ragione documentata di ritenere che si sia letteralmente distrutto un patrimonio arboreo del valore non inferiore ai 50mila euro.

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