Una allarmante telefonata del finto avvocato che dice che bisogna pagare subito 25mila euro per evitare il carcere al figlio sacerdote che aveva investito una donna. Il copione della truffa è sempre lo stesso. Questa volta a cadere nel tranello una pensionata di 67 anni di Piano di Sorrento. Vittima così scossa da quella telefonata da consegnare nelle mani di uno sconosciuto 20mila euro in contanti.
Ma i carabinieri della compagnia di Sorrento sono riusciti ad individuare uno dei presunti autori del raggiro e ieri hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Gip del Tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della Procura oplontina. In manette è finito Antonio Grimaldi, 23enne di Napoli, accusato di aver commesso, in concorso con altre persone al momento non identificate, una truffa ai danni dell’anziana.
La vicenda risale ad alcune settimane fa, quando la donna si è recata dai carabinieri della stazione di Piano di Sorrento per sporgere denuncia. Per circa un’ora, vittima era stata in balia di tre persone che, al telefono, si erano presentati nell’ordine prima come avvocato, poi come maresciallo dei carabinieri, poi addirittura come il figlio parroco che chiedeva di pagare per evitare il carcere.
A quelle pressanti richieste la donna ha ceduto consegnando i propri risparmi. Ha messo i soldi in un sacchetto e li ha affidati nelle mani di un giovane, che si è presentato come l’assistente dell’avvocato. Il truffatore era senza mascherina, è giunto in scooter e, in strada, ha atteso la sua vittima, ha preso il denaro, ha indossato il casco ed è fuggito.
Al rientro a casa del figlio, la 67enne ha scoperto di essere rimasta vittima di una truffa. Così, ha deciso subito di denunciare l’accaduto ai carabinieri, che sono riusciti ad identificare il presunto truffatore grazie ai filmati delle telecamere di videosorveglianza presenti in zona, Grimaldi è stato ripreso lungo tutto il percorso fino sotto casa della donna, proprio negli orari in cui si è verificata la truffa, e l’abbigliamento corrispondeva con quello descritto dalla vittima nella denuncia. Ora si punta ad individuare anche i complici.