Sono oltre centomila le domande presentate in pochi giorni per il Reddito di emergenza istituito dal governo. Molte di queste istanze, però, saranno respinte. Lo ha comunicato l’Inps, chiarendo che “l’esame delle prime richieste per il Rem ha evidenziato come numerose domande siano prive di una Dichiarazione sostitutiva unica”. All’inizio del mese l’istituto aveva ribadito che per accedere al beneficio, oltre a possedere i requisiti socio-economici previsti dalla legge, è necessario avere una Dsu valida. Ciò significa che ora molte richieste pervenute all’Inps in questi giorni saranno rigettate. Chi verrà escluso perché sprovvisto della Dichiarazione sostitutiva unica potrà comunque presentare una nuova istanza entro la fine del mese.
Il beneficio è stato istituito a favore delle famiglie con un valore Isee non superiore a 15mila euro e un reddito familiare inferiore ad aprile alla somma garantita dal sussidio, a patto che al loro interno non vi sia un titolare di pensione diretta o indiretta o di un rapporto di lavoro con una retribuzione lorda mensile superiore al valore della prestazione anti-Covid-19. Il patrimonio mobiliare dei percettori non deve essere superiore a 10mila euro, ma l’asticella sale a 20mila euro quando a richiedere l’indennità sono le famiglie numerose.
L’entità del sussidio, operativo per due mesi, varia tra i 400 e gli 800 euro. Ma oltre la metà dei potenziali nuclei percettori, addirittura circa l’80 per cento delle famiglie che percepiranno il Rem secondo i calcoli che gli esperti dei centri di assistenza fiscale hanno eseguito sulla base dei valori Isee in loro possesso, otterrà una somma compresa tra 400 e 640 euro.
L’importo, infatti, varia a seconda del numero e della tipologia dei componenti del nucleo richiedente. L’Inps ha illustrato il metodo di calcolo nella circolare del 3 giugno: i single incasseranno 400 euro, i nuclei formati da due adulti 540 euro, quelli con due adulti e un minorenne 640 euro, con due adulti e due minorenni 720 euro, con tre adulti e due minorenni 800 euro.
A conti fatti, solo un beneficiario su dieci può aspirare alla cifra massima. Il parametro della scala di equivalenza utilizzato è pari a 1 per il primo componente del nucleo familiare ed è incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente di età maggiore di 18 anni e di 0,2, per ogni ulteriore componente minorenne, fino a un massimo di 2 (o di 2,1 nel caso in cui nel nucleo familiare siano presenti componenti in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza).
La misura, il cui costo è di poco inferiore al miliardo di euro, raggiungerà 867mila famiglie e circa 2 milioni di persone (sempre che si regolarizzino le domande che ora l’inps sta rigettando). Il 60 per cento dei potenziali beneficiari, sempre secondo le prime simulazioni effettuate dagli esperti dei Caf, si troverebbe nel Mezzogiorno.