Reddito di cittadinanza, in 8.000 lavoreranno gratis per i comuni

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Faranno i guardiani nei musei oppure aiuteranno a gestire il traffico davanti alle scuole, ma senza ricevere un compenso. A dieci mesi dal debutto parte ufficialmente la “fase tre” del Reddito di cittadinanza. Il decreto del ministero del Lavoro entrato in vigore l’8 gennaio impone a circa 900mila beneficiari del sussidio che al momento non risultano in grado di trovare un lavoro di siglare i Patti per l’inclusione sociale, così da offrire la propria disponibilità per la partecipazione a progetti di pubblica utilità.

I primi a essere ingaggiati saranno i 7.713 beneficiari del reddito che gli operatori dei centri per l’impiego hanno rispedito a dicembre nei Comuni per svolgere i cosiddetti Puc, progetti utili alla collettività, perché sprovvisti dei requisiti per firmare i Patti per il lavoro.

Nel complesso il bonus voluto dal Movimento 5 Stelle ha raggiunto 2,3 milioni di persone, tra cui 600mila minori esentati da ogni obbligo. Tolti i circa 790mila beneficiari del Reddito di cittadinanza che i navigator ritengono arruolabili, l’esercito di volontari a disposizione dei Comuni ammonta perciò oggi come oggi a circa 900mila persone.

Oltre a fare le guardia nei musei e ad aiutare i vigili a presidiare l’uscita dalle scuole, si occuperanno della manutenzione delle giostre pubbliche, taglieranno i prati dei giardini comunali, lavoreranno nelle biblioteche, parteciperanno a manifestazioni ed eventi culturali, supporteranno anziani e disabili e contribuiranno all’allestimento di doposcuola e laboratori professionali.

I beneficiari della misura che non possono essere inseriti nel mondo professionale e che perciò sono chiamati a firmare i Patti per l’inclusione sociale dovranno dedicare almeno otto ore settimanali ai progetti utili alla collettività nel loro Comune di residenza, senza essere retribuiti. I sussidiati non possono essere coinvolti tuttavia in lavori o opere pubbliche né possono svolgere mansioni in sostituzione di personale dipendente dell’ente pubblico. Gli ambiti di utilizzo sono sei: culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e relativo alla tutela dei beni comuni.

In Campania sono 1.333. La mancata adesione al Patto per l’inclusione sociale da parte di uno dei componenti del nucleo familiare comporta la perdita del Reddito di cittadinanza. Poi ci sono i patti per il lavoro, i contratti che prevedono l’inserimento o il reinserimento in ambito professionale dei beneficiari del bonus che risultano occupabili. Si tratta di circa 800mila soggetti, su un totale di oltre 2,3 milioni di aventi diritto alla misura voluta dai Cinquestelle. In tutto i beneficiari del sostegno ritenuti al momento in grado di lavorare sono per l’esattezza 791mila. A dicembre ha riferito l’Anpal che erano stati convocati nei centri per l’impiego oltre 422mila sussidiati arruolabili, ma che in 91mila avevano disertato l’appuntamento.

Quelli che in questi giorni non hanno risposto alla seconda chiamata si vedranno disattivare la tessera a breve, come previsto dalla legge. Per quanto riguarda invece i beneficiari già rientrati nel mercato del lavoro, meno di ventimila, il 67,9 per cento ha un’età inferiore ai 45 anni, il 67,2 per cento ha trovato un’occupazione a tempo determinato, il 18 per cento a tempo indeterminato e il 3,8 per cento in apprendistato. Le domande per il Reddito e la Pensione di cittadinanza che sono state accolte hanno superato a dicembre il milione, stando agli ultimi dati aggiornati in possesso dell’Inps. Ma in questi mesi più di 50mila famiglie hanno perso il diritto al beneficio a fronte principalmente di variazioni reddituali.

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