Mobilità in penisola sorrentina e Pompei. Gli ingegneri: Puntare sulle vie del mare

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“Per arrivare a Massa Lubrense abbiamo affrontato un viaggio dantesco, siamo passati dall’inferno del traffico in Costiera, per poi transitare dal purgatorio e giungere infine qui al paradiso”. Ha esordito così il presidente dell’Ordine degli ingegneri di Napoli, Gennaro Annunziata introducendo il seminario sul tema “Sviluppo territoriale e sostenibilità dai siti archeologici della Grande Pompei alla Penisola Sorrentina: trasporti marittimi, mobilità integrata e gestione ambientale delle risorse”, ospitato a Villa Angelina Resort, organizzato dall’Ordine e sostenuto dai Comuni peninsulari e da quello di Pompei, oltre che dal Distretto Rotary 2101, Unione Industriali di Napoli e Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architetture della Federico II.

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Il convegno è stato organizzato in collaborazione con le commissioni Trasporti e Beni culturali dell’Ordine – coordinate, rispettivamente, da Domenico Salierno e Vincenzo Calvanese – e con l’Associazione ingegneri della Penisola Sorrentina, presieduta da Sergio Burattini. Sotto la lente le gravi criticità che penalizzano la mobilità dei residenti e dei visitatori in una delle aree a più alta attrattività turistica della Campania e d’Italia.

“Oggi – spiega il presidente Annunziata – abbiamo chiamato a raccolta sindaci, imprenditori, docenti universitari, rappresentanti delle istituzioni che hanno risposto al nostro appello, per presentare proposte fattibili rispetto al tema proposto”.

“Siamo in un momento cruciale nella programmazione urbanistica con il nuovo piano comunale – ha detto il sindaco di Massa Lubrense, Lorenzo Balduccelli – ricco di opportunità offerte dal Pnrr ed è per questo che il contributo di idee che può giungere dagli esperti è di grande importanza per Massa Lubrense e l’intera area metropolitana”.

La penisola sorrentina e i vicini comprensori archeologici rappresentano aree di enorme richiamo turistico, ma con cronici problemi di mobilità su gomma. L’alternativa? Le vie del mare. Ma su questo versante non mancano i problemi. Le imprese armatoriali – ha fatto osservare Luigi Pagliara, funzionario Acamir – cercano redditività e quindi i bandi spesso vanno deserti.

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Salvatore Lauro, armatore dell’omonima compagnia di navigazione, osserva: “Siamo stati pionieri nella navigazione veloce e nelle vie del mare, ma gli amministratori pubblici preferiscono sostenere la mobilità terrestre, fortemente impattante su un territorio già saturo”. Un impulso ai collegamenti marittimi sostenibili può essere la propulsione a idrogeno, ma le compagnie armatoriali, ha sottolineato Lauro, non trovano nelle amministrazioni locali e territoriali la necessaria sponda.

Buone pratiche per la propulsione a idrogeno si registrano, invece, sul versante della nautica da diporto. Andrea Minerdo, amministratore della NatPower, ha illustrato i prototipi di sistemi di stoccaggio costiero di idrogeno, realizzati in collaborazione con lo studio Zaha Hadid di Londra, che conciliano la funzionalità a criteri di inserimento ambientale (sono realizzati con materiali ecocompatibili e con forme che si armonizzano alla tradizione morfologica delle costiere italiane).

Il primo impianto del genere sarà presentato – ha annunciato Minerdo – la prossima estate a Venezia. A illustrare in dettaglio i contenuti architettonici di questo sistema di stoccaggio è stato in collegamento streaming da Londra l’architetto Filippo Innocenti, direttore dello studio Zaha Hadid, avvalendosi anche di un video che ha evidenziato i criteri alla base della progettazione, che uniscono elevata qualità formale a rispetto per la sostenibilità e l’impatto ambientale.

Inoltre NatPower ha già siglato con il Comune di Massa Lubrense un protocollo d’intesa per uno studio di fattibilità volto a valutare la realizzazione di siti di stoccaggio e produzione di idrogeno verde nella fascia costiera, in primis per la nautica da diporto, ma che potrebbe trovare ulteriori sviluppi anche per la mobilità su gomma in ambito locale.

Altro nodo da sciogliere, infine, per la piena fruibilità delle vie del mare è quello di efficienti collegamenti fra gli scali portuali e i territori che su di essi si affacciano. La soluzione si chiama intermodalità. Insomma, l’agenda sembra stilata. Ora si tratta di passare alle realizzazioni.

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