Poco fa il premier Giuseppe Conte ha illustrato i contenuti dei provvedimenti che saranno in vigore da lunedì “quando entreremo nel vivo della fase 2”. La novità più importante è sicuramente la maggiore libertà di movimento entro i confini regionali. Tutti potremo uscire dai nostro comuni di residenza senza bisogno dell’autocertificazione. Molti potranno riaprire le seconde case.
Riapriranno poi finalmente – ma con tutte le precauzioni del caso che sono state concordate ieri fra le Regioni e avallate dal governo – anche barbieri, parrucchieri e centri estetici. E si potrà andare al bar e al ristorante, anche qui con le opportune precauzioni (ricordiamo che il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha deciso di rinviare l’apertura di ristoranti e lidi balneari a giovedì prossimo).
Per ragioni di prudenza legate al rischio di una recrudescenza dell’epidemia resta il divieto di spostarsi in un’altra Regione diversa da quella in cui si risiede. Il divieto cadrà, nonostante che molti governatori abbiano fatto pressione affinché già da lunedì prossimo fossero possibili i movimenti infra-regionali, dal 3 giugno. Il governo ha infatti voluto evitare che il ponte del 2 giugno potesse trasformarsi in una sorta di “liberi tutti”.
Si allentano finalmente le maglie della “socialità” negata per oltre due mesi a causa dell’epidemia da Covid-19. Da lunedì sarà possibile incontrare oltre ai congiunti anche gli amici. Non sono previste limitazioni sul numero delle persone che si possono vedere contemporaneamente, ma il divieto di assembramento impedisce che gli incontri avvengano tra troppe persone e comunque va mantenuta sempre la distanza di sicurezza. Secondo alcune interpretazioni sarebbe anche necessario l’uso della mascherina per poter partecipare a questi incontri.
Per congiunti si intendono i parenti, inclusi i cugini.
Nelle nuove regole è prevista una sanzione amministrativa “di cui all’articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020”, ovvero da 400 a 3mila euro per chi non rispetta le regole legate agli spostamenti. La sanzione non è prevista solo per le imprese, ma anche per i cittadini che aggirano le regole. “In caso di reiterata violazione della medesima disposizione – si legge nel testo del provvedimento varato dal Governo – la sanzione amministrativa è raddoppiata e quella accessoria è applicata nella misura massima”. C’è da dire che in caso di sanzione è sempre possibile presentare riscorso.
Chiusure da 5 a 30 giorni per le imprese che non si attengono alle misure anti-Covid 19. Il riferimento è soprattutto al rispetto del distanziamento fra le persone che entreranno negli esercizi. È quanto prevede il nuovo decreto del governo che introduce inoltre “la sanzione amministrativa di cui all’articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020», ovvero da 400 a 3mila euro. La sanzione non è prevista solo per le imprese, ma anche per i cittadini che aggirano le regole. “In caso di reiterata violazione della medesima disposizione – si legge inoltre nel testo – la sanzione è raddoppiata e quella accessoria è applicata nella misura massima”.
“Per garantire lo svolgimento delle attività produttive in condizioni di sicurezza le Regioni monitorano con cadenza giornaliera l’andamento della situazione epidemiologica e, in relazione a tale andamento, le condizioni di adeguatezza del sistema sanitario regionale”. Così dice il decreto del governo. I dati sono comunicati giornalmente dalle Regioni al ministero della Salute, all’Iss e al Comitato tecnico-scientifico. In relazione all’andamento della situazione epidemiologica, “la Regione, informando contestualmente il ministro della Salute, può introdurre, ampliative o restrittive”.
“Il sindaco può disporre la chiusura temporanea di specifiche aree pubbliche o aperte al pubblico in cui sia impossibile garantire adeguatamente il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro”. È quanto prevede il decreto legge quadro esaminato dal Consiglio dei ministri. Lo stesso provvedimento inoltre dispone: “Il prefetto assicura l’esecuzione delle misure disposte da autorità statali, nonché monitora l’attuazione delle restanti misure da parte delle amministrazioni competenti”. In altre parole il rispetto delle regole per l’emergenza sanitaria è affidato alle Forze dell’ordine sotto la direzione dei prefetti.
Cambiano anche i protocolli per le attività visto che ieri le linee guida stilate dall’Inail che avevano suscitato la sollevazione delle categorie (erano previsti, ad esempio, i 5 metri fra gli ombrelloni e i 4 metri quadri fra i tavoli dei ristoranti) sono state spazzate via da un accordo fra le Regioni che fissa regole molto più blande. La distanza tra le persone è fissata, tranne che per pochi casi, in un metro.
In pratica nei locali che riapriranno i battenti lunedì (con qualche eccezione come la Campania dove la riapertura è prevista per giovedì) bisognerà rispettare la distanza di un metro, usare la mascherine e igienizzarsi le mani il più spesso possibile.
Fanno eccezione alla regola del metro le spiagge. Secondo le disposizioni previste dalle Regioni ogni ombrellone dovrebbe occupare uno spazio di 10 metri quadri. Mentre tra lettini o sedie a sdraio, quando non posizionate nel posto-ombrellone, dovrà essere garantita una distanza di almeno 1,5 metri. Altra eccezione riguarda le palestre dove servirà 1 metro di distanza tra chi riposa, ma almeno 2 metri durante l’attività fisica (con particolare attenzione a quella intensa).
Per il resto la distanza di un metro diventerà il nuovo mantra: un metro la distanza fra i clienti per sorseggiare un caffè al bancone del bar; un metro nei negozi; un metro fra le sedie dei tavoli dei ristoranti; un metro nelle file degli uffici. Da registrare che è stato raggiunto anche l’accordo per la riapertura degli edifici di culto di tutte le religioni. Tutti i fedeli dovranno però rispettare la distanza di 1,5 metri.