Turismo. Nuovo step verso il green pass europeo

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Dal 1 luglio entra in vigore l’Eu Digital Covid Certificate, quello che viene comunemente detto green pass, attestazione che avrà identiche regole in tutti i 27 paesi del Vecchio Continente permettendo a chi lo otterrà di viaggiare tra loro liberamente, senza quarantene o restrizioni. Ieri è arrivato il via libera del Parlamento europeo, poi venerdì, toccherà agli ambasciatori dei Paesi.

Il passaporto vaccinale avrà il compito di attestare l’avvenuta vaccinazione dei viaggiatori, la loro guarigione o l’essere risultati negativi ad un tampone. Ieri il commissario Ue alla Giustizia Didier Reynders ha spiegato che “sarà gratuito, verrà emesso da tutti gli Stati membri e dovrà essere accettato in tutta Europa, contribuirà all’eliminazione graduale delle restrizioni. Gli Stati membri non potranno imporre restrizioni aggiuntive alla circolazione a chi detiene un certificato Covid a meno che queste restrizioni non siano necessarie e proporzionate alla necessità di tutela della salute pubblica”.

Il certificato permetterà di circolare in Ue per lavoro, motivi familiari e per il tempo libero, inoltre garantirà un’alta protezione dei dati. La Commissione stia lavorando ancora con gli Stati membri “affinché questo certificato diventi una realtà concreta”, anche perché i tempi ormai stanno diventando molto stretti visto che il primo luglio è dietro l’angolo.

Alcuni Paesi, tra cui l’Italia, sperano addirittura di anticipare il tutto al 15 giugno ma al momento non si hanno notizie in merito se non che potrebbe avviarsi solo come cartaceo e che i test tra le infrastrutture digitali sono già sostenuti con successo aprendo così il “gateway Eu”.

Il pass sarà implementato all’interno di una app (ma ci sarà anche la possibilità di ottenerlo cartaceo) capace, mediante un codice Qr, di dimostrare immediatamente l’effettivo possesso dei requisiti necessari per viaggiare: di essere stati immunizzati (a 14 giorni dalla seconda dose, e comunque da non più di 9 mesi), di essere guariti dal Covid-19 (da non più di 6 mesi) o di essersi sottoposti ad un tampone poi risultato negativo nelle 72 ore precedenti all’ingresso nell’altro Paese.

Non manca, però, qualche dubbio. L’approvazione del Parlamento Ue ha infatti stabilito che ognuno dei 27, volendo, può adottare criteri nazionali. In altre parole un Paese può decidere di riconoscere e rilasciare il Pass anche dopo la prima dose, ma ogni Stato può decidere di comportarsi come crede, in questo caso: quindi, per esempio, l’Italia può rilasciare il Pass dopo la prima dose, ma la Francia è libera di non riconoscerlo e di chiedere un test. Il rischio quindi, è che la pratica si trasformi in un caos.

Per quanto riguarda invece le modalità in cui è possibile ottenere il certificato si è operata un grande semplificazione. Per gli italiani i canali saranno infatti molteplici. Non solo dal fascicolo sanitario elettronico fino alle app Io e Immuni, ma anche tramite medico di base, pediatra o dal farmacista. L’obiettivo – inserito dal governo nel decreto Recovery – è rendere il più possibile inclusiva la misura. Tant’è che per chi invece non ha Spid, ci sarà un codice inviato via mail o sms da abbinare alle ultime 8 cifre e alla scadenza della tessera sanitaria.

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