Il Covid ed i ragazzi, presentato a Sorrento lo studio Unwto

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Paura no, timore per il lavoro si. Nella seconda giornata del primo Global Youth Tourism Summit, in corso a Sorrento, una ricerca, promossa dall’Unwto e curata dalla ricercatrice Teresa Agovino, esperta di turismo sostenibile, spiega l’impatto del Covid-19 sui nostri giovani, oltre duemila quelli intervistati fra i 13 e i 20 anni.

La Generazione Z, a differenza di quanto si possa immaginare, ha subito conseguenze emotive contenute. Moderato per il 51,2% degli intervistati, basso per il 29,6%, nullo per il 4,7%. Solo il 14,5% ha invece dichiarato di aver subito reazioni negative. Ma se si va nei dettagli e nelle differenze di genere, si scopre che le donne più che gli uomini hanno avuto problemi durante la pandemia: il 18,3% del gentil sesso infatti ha risposto di non essersi adattato al momento complesso.

In generale, però, i nostri adolescenti hanno saputo trovare alternative ai propri bisogni personali e sociali: “Lo studio – spiega Alessandra Priante, direttore per l’Europa Unwto – dimostra la resilienza dei nostri giovani. Resilienza che riguarda l’intero territorio, anche se nel Meridione il livello di preoccupazione risulta, dai dati, decisamente più basso che nelle regioni del Nord. Ma questo è frutto della diffusione del virus che, almeno all’inizio, ha colpito di più nel Settentrione”.

Capitolo scuola. La pandemia ha costretto gli studenti italiani a una vera e propria rivoluzione culturale, obbligandoli alla didattica a distanza. il 60% degli intervistati, in particolare le ragazze, hanno subito stress nell’utilizzo di strumenti digitali e nell’apprendimento. Le differenze di genere anche qui sono evidenti e per lo più legate al sentimento di insicurezza domestica che è risultata maggiore fra le ragazze (73%) rispetto ai ragazzi (53%).

Differenze che si confermano anche quando si parla di hobby. Oltre un quarto dei maschi intervistati ha dichiarato di aver migliorato, nel corso della pandemia, i propri rapporti sociali, mentre meno di un quinto delle donne ha fatto un’affermazione simile: “Questa differenza – spiega la Priante – è dovuta al diverso grado di socialità che si crea nell’età degli intervistati che risulta essere maggiore proprio fra i ragazzi. Ma la socialità fra i giovani resta di certo l’elemento più importante. Non a caso la ricerca evidenzia come solo un quarto di loro era, diciamo così contento, di seguire le lezioni online. Aspetto questo che ha creato anche disparità fra chi poteva permettersi computer e connessione e chi no”.

Di sicuro interesse poi gli impatti economici e le relative preoccupazioni che, queste sì, hanno inciso e non poco sui nostri giovani. Il 45% della Generazione Z ha dichiarato di avere forti timori nella ricerca di un lavoro, mentre le ansie legate alle prospettive finanziarie a lungo termine sono aumentate del 47%, percentuale decisamente maggiore rispetto ai coetanei di Asia e Pacifico (41%).

Ma non è solo frutto di una sensazione o di una proiezione verso il domani: la ricerca, promossa dall’Unwto, ha fatto emergere che tre intervistati su dieci hanno dovuto stravolgere i piani scolastici di apprendimento, decidendo di non inseguire più il sogno di continuare il loro percorso formativo fuori dal proprio Comune di residenza per motivi appunto di natura economica: “Ma i sogni – continua la Priante – non possono essere facilmente annebbiati per una Generazione, la Generazione Z, che dimostra ancora una volta la propria resilienza.

Gran parte dei giovani intervistati, oltre il 60%, continua ad avere, con proiezione dieci anni, mire imprenditoriali. Ambizioni che non hanno un profitto esclusivamente personale, i nostri ragazzi, come si evidenzia nella ricerca, pensano anche in funzione collettiva. Il loro desiderio è di lavorare e di guadagnare, certo, ma anche di contribuire a rendere migliore il nostro mondo”.

Miglioramenti che devono passare innanzitutto dalla questione ambientale: l’84% degli adolescenti intervistati pensano che non sono state prese adeguate contromisure ai cambiamenti climatici e la pandemia, stando sempre ai dati, ha rafforzato questa sensazione. Otto ragazzi su dieci, soprattutto le donne, credono che sia ormai necessario cambiare il proprio stile di vita per ridurre l’impronta del carbonio sulle nostre vite.

Cosa fare allora? Ridurre il consumo di carne e di plastica, non sprecare e partecipare attivamente alla vita comunitaria e politica. Ma non solo: “La ricerca – conclude la Priante – evidenzia una cosa bellissima, evidenzia che i nostri giovani stanno cambiando il modo di fare turismo, puntando su viaggi sostenibili. Più di un terzo degli intervistati sta già acquistando pacchetti di questo tipo, al di là dei costi. Una sensibilità che, ne sono certa, aumenterà nei prossimi anni. Sa perché lo dico? Perché i nostri giovani sono più attenti di noi alle opzioni di mobilità a emissioni zero, agli alloggi a basso impatto ambientale e soprattutto al cibo biologico”.

E di cibo ed enogastronomia si è parlato oggi a Sorrento con gli interventi di Gino Sorbillo e della chef cilena, Pilar Rodriguez, entrambi ambasciatori Unwto. “Il cibo unisce i popoli – ha detto Sorbillo, insegnando ai 130 ragazzi presenti i segreti di come fare una pizza buona -. Sono sicuro che, da domani, sapranno farla anche nelle Isole Cook e in Sudan”.

“L’enogastronomia – continua Pilar Rodriguez – è un vero e proprio aggregatore sociale. Il cibo muove i popoli, fa conoscere le diverse tradizioni e culture, rende il mondo migliore. Si tratta di un vero e proprio strumento di pace, da coltivare e custodire gelosamente”.

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