Un provvedimento normativo che consenta di aggiornare il Piano urbanistico territoriale allentando i vincoli che regolano il settore dell’edilizia in penisola sorrentina e costiera amalfitana. La modifica della legge 35 del 1987 è nell’agenda della Regione e al centro di un confronto tra Comuni e Soprintendenza che discuteranno della possibilità di rendere meno stringenti i paletti che bloccano gli interventi edilizi tra le province di Napoli e Salerno.
L’appuntamento è fissato per la settimana prossima a Sant’Antonio Abate, quando i sindaci proporranno ai vertici della Soprintendenza la firma di un protocollo d’intesa che dovrebbe consentire, in tempi rapidi, almeno la ripresa dei lavori di ordinaria e straordinaria manutenzione dei fabbricati, ristrutturazione edilizia e adeguamento antisismico oltre al recupero abitativo dei sottotetti. Opere per le quali è quasi sempre necessario proprio il parere della Soprintendenza e che, in alcuni casi, attendono da anni di essere autorizzate dagli uffici tecnici comunali.
Ovviamente i promotori dell’iniziativa avvertono che “i parametri vanno superati, ma sempre nel rispetto del paesaggio e senza autorizzare scempi urbanistici”. Il Put, infatti, si basa su cartografie e rilievi risalenti alla fine degli anni Settanta e proibisce nuove costruzioni, cambi di destinazione d’uso degli edifici abbandonati, recupero abitativo dei sottotetti, ristrutturazioni edilizie e adeguamenti antisismici in larga parte del territorio dei 34 Comuni cui fa riferimento. E anche la demolizione e ricostruzione dei fabbricati, pur ammesse dal Piano Casa adottato dalla Regione nel 2009, finiscono per essere vietate perché quest’ultimo non può derogare al Put.
“Qualsiasi modifica del Put dovrà avvenire a volumetria zero – spiegano ancora coloro che sono favorevoli alle modifiche – cioè impedendo nuove colate di cemento”. Entro l’inizio del 2017, comunque, la Campania sarà suddivisa in aree territoriali ottimali. Toccherà poi al Consiglio regionale discutere e approvare la modifica della legge 35 del 1987.
Intanto, però, la possibile modifica del Piano urbanistico incontra già il fermo dissenso degli ambientalisti che temono “nuove ondate di abusivismo”.