È boom di charter nel mare della penisola sorrentina, ma mancano le regole

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Dopo l’incidente in Costiera Amalfitana costato la vita alla turista statunitense di 45 anni Adrienne Vaughan, ci si interroga sull’attività dei charter che si muovono tra le due costiere e le isole del golfo di Napoli. Un servizio che negli ultimi tempi, in conseguenza anche del consistente aumento dei flussi turistici, sta vivendo un autentico boom.

Di seguito le domande e le risposte fornite su Il Mattino da Antonino Pane, giornalista esperto di nautica:
Perché è esploso il business dei charter?
Il noleggio delle barche per le gite in mare è diventato un affare stratosferico dove le tariffe sono solo teoriche e dove con piccoli gesti di cortesia a clienti, etichettati come facoltosi, si ottengono mance favolose. E così ecco che a bordo spuntano insieme ai pomodori per l’insalata anche ricci di mare, battezzati come “potenti afrodisiaci” e, naturalmente, bottiglie di champagne, limoncello e quant’altro.

Che regole ci sono?
C’è un vuoto legislativo che consente a un neopatentato, con la normalissima patente nautica, di essere al timone di una imbarcazione inferiore ai dieci metri anche con dodici passeggeri. Quando, un paio d’anni prima del Covid, la diffusione dei charter comincio a dilagare, si parlò della introduzione del titolo di “capobarca” per essere al comando di un natante che trasporta passeggeri. Il capobarca è il titolo minimo per assumere “il comando di navi di stazza lorda non superiore alle venticinque tonnellate, addette al trasporto di merci, e non superiore alle dieci tonnellate, addette al trasporto di passeggeri, nel circondario di iscrizione della nave e nei due limitrofi”. Un grado, quindi, che si ottiene dopo diversi mesi di navigazione e la positiva valutazione della Guardia Costiera.

E in mare?
Poco e niente. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: giovanissimi con la sola patente nautica sfrecciano con il timone tra le mani per regalare anche l’ebbrezza della velocità ai loro ospiti. Ragazzi sottoposti a turni stressantissimi, dalla mattina alla sera. E non di rado sono sottopagati perché a loro viene affidato il compito di sollecitare mance per arrotondare lo stipendio.

E il fisco?
Sono centinaia e centinaia le barche che ogni giorno navigano lungo le coste campane. Un traffico milionario, naturalmente. I trucchi utilizzati per incassare senza pagare imposte sono noti a tutti. Via radio si comunica la partenza alla Guardia Costiera con 6 passeggeri e, magari, a bordo sono 10 perché 4 hanno pagato cash. Un esempio? Basta guardare cosa accade a Sorrento dove il comandante del porto, proprio per queste verifiche, fa controllare continuamente la parte della banchina destinata ai charter. Mentre si controlla Marina Piccola, decine di imbarcazioni partono da Marina Grande utilizzando il piccolo molo destinato alla pesca. E poi abusi incredibili: barche con un solo motore fuoribordo da 20 cavalli trasportano turisti in gita verso Punta Campanella verso Mitigliano o la Regina Giovanna.

E i controlli?
È inimagginabile che Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri possono controllare tutti. Anche le sanzioni dovrebbero essere più severe: il ritiro della licenza commerciale alla prima pericolosa infrazione potrebbe essere un deterrente. Insomma le ammende non bastano più, il fermo dell’imbarcazione dovrebbe essere introdotto anche per violazioni minime, visto che in navigazione i pericoli aumentano esponenzialmente.

Quali sono i rischi?
E che sono pericoli veri lo conferma il fatto che, solo sulla costa Sud del Golfo, quest’anno ci sono già stati quattro naufragi, almeno quelli segnalati.

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