Demolizioni di oltre 3mila abusi, ruspe anche in penisola sorrentina

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Almeno 3mila edifici da abbattere tra Torre del Greco a Massa Lubrense. Sono i dati raccolti dalla quinta sezione della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, quella nata nell’autunno scorso proprio per occuparsi di Esecuzione penale (quindi anche demolizioni) e Misure di prevenzione. Sotto la guida dell’aggiunto Pierpaolo Filippelli e del sostituto Mariangela Magariello, del pool di magistrati del procuratore Sandro Pennasilico, l’Ufficio demolizioni in 8 mesi ha valutato i 4404 procedimenti per abusivismo edilizio passati in giudicato dal 1994 ad oggi. E’ stato così possibile effettuare una prima parziale “scrematura” delle pratiche.

Eliminando archiviazioni e sanatorie, si è giunti al risultato che restano da abbattere 3.353 tra abitazioni ed edifici di natura speculativa. Numeri impressionanti, che hanno spinto gli uffici della Procura oplontina ad aggiornare il Registro esecuzione demolizioni ed avviare i primi abbattimenti. Dopo aver informatizzate le procedure sono partite le prime 609 notifiche di ingiunzioni a demolire, che hanno spinto 21 persone alle auto-demolizioni. Per chi non ha risposto, è partita la seconda fase: le ruspe.

Demolizioni che hanno già preso il via venerdì scorso con la distruzione dello scheletro di una villetta nella periferia di Castellammare di Stabia. Si tratta di un abbattimento esecutivo da quasi 20 anni, essendo datato 1998. Partendo proprio dalle pratiche più vecchie, senza passare (almeno per ora) per le cosiddette case di prima necessità e per gli edifici abitati, la Procura di Torre Annunziata procederà con gli altri abbattimenti, utilizzando i fondi messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti per le spese di giustizia.

I criteri sono semplici e sono gli stessi individuati già in passato dall’allora procuratore Diego Marmo, poi utilizzati anche nel disegno di legge Falanga (con il quale si punta a sanare gli abusi di necessità). Si parte, quindi, dagli edifici disabitati di almeno 50 metri quadrati, dando priorità alle strutture edificate in zone ad alto rischio idrogeologico, pericolose o in area archeologica, poi si passa a quelle speculative, infine toccherà alle altre.

Il prossimo abbattimento è previsto a Pompei, in piena area di interesse archeologico. Si tratta di un altro scheletro di edificio, bloccato a fine anni 90, ma non ancora abbattuto. L’attenzione, poi, si sposterà in penisola sorrentina e nell’area dei Monti Lattari, dove è più alto il rischio ambientale e dove le costruzioni senza criteri sono centinaia. Il tutto, in piena sinergia con i Comuni che stanno collaborando con la Procura per la nuova mappatura degli abusi edilizi più urgenti da abbattere.

Intanto dall’analisi dei fascicoli è emerso che quasi nessun Comune ha proceduto con la trascrizione dell’acquisizione al patrimonio degli immobili dichiarati irrevocabilmente abusivi, e addirittura Sant’Antonio Abate ha rigettato una richiesta avanzata dalla Procura Generale di Napoli, non ritenendola prioritaria. Dal 2014, però, sono previste sanzioni amministrative per i dirigenti dell’Ufficio tecnico se i Comuni verranno ritenuti responsabili di particolari violazioni.

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