Concessioni balneari, incertezza sul futuro

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Aprire gli stabilimenti e continuare ad investire o aspettare la decisione di Bruxelles sul rinvio di un anno accordato dal governo italiano nel “Milleproroghe”? La direttiva Bolkestein, che prevede la messa all’asta delle concessioni turistiche, sta agitando questo fine inverno tra i gestori degli stabilimenti balneari. Una situazione di incertezza che penalizza particolarmente Regioni come la Campania che vantano 500 chilometri di costa e centinaia di imprese familiari che gestiscono arenili, tratti di rocce e palafitte.

Sono tantissimi gli stabilimenti. Addirittura troppi secondo gli ambientalisti che lamentano una netta tendenza, maturata negli anni, verso le concessioni ai privati, a scapito delle spiagge libere. Una polemica, questa, rinvigorita proprio in questi giorni quando stanno per scadere i termini (il 6 marzo) delle osservazioni al nuovo Puad (Piano di utilizzo delle aree demaniali) approvato dalla Regione Campania. Un Piano “conservativo” hanno tuonato gli ambientalisti dove si ratifica che il 70 per cento della costa è in mano a privati con appena il restante 30 per cento, invece, riservato all’accesso libero dei bagnanti verso il mare.

Malcontento sfociato in una vera e propria mobilitazione che, come hanno sottolineato Mario Avoletto e Giuliano Esposito, due tra gli attivisti impegnati da tempo nella campagna per il mare libero “è stata organizzata per sollecitare le osservazioni al Puad in previsione della discussione e dell’approvazione del documento da parte del Consiglio regionale”.

Di tutt’altro parere, naturalmente, sono i concessionari, coloro cioè che gestiscono le strutture balneari e portuali da anni, che hanno investito e che, ora, vedono all’orizzonte l’arrivo delle multinazionali del mare, quelle che sono pronte a forti investimenti pur di mettere le mani sui lidi di alcune delle località di grande attrazione disseminate lungo la costa campana. Gli appetiti non mancano, questo è certo, tra gli investitori esteri. Basti pensare alla notorietà della costiera amalfitana, alla penisola sorrentina, al Cilento, alle isole del Golfo per farsi un’idea di quali interessi muovono queste zone.

La proroga di un anno concessa dal governo nel “Milleproroghe” è stata accolta dai concessionari con particolare favore, anche perché è stata accompagna dalla promessa che saranno messi in campo meccanismi atti a salvaguardare gli investimenti fatti ed i miglioramenti apportati negli anni alle strutture e, quindi, al valore delle concessioni.

Insomma vari esponenti del governo hanno lasciato intendere che si troverà il modo di arrivare alle gare internazionali con paletti fissati proprio per salvaguardare le imprese familiari impegnate nel settore. Ora, però, la situazione rischia di precipitare di nuovo con la Ue che, bisogna ricordarlo, ha in mano i cordoni della borsa del Pnrr e che la Bolkestein è stata inserita tra le priorità che i governi devono rispettare.

E il monito di Bruxelles è arrivato forte e chiaro già all’indomani delle riserve manifestate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Poi ci hanno pensato le dichiarazioni di Sonya Gospodinova, portavoce della Ue, a far tremare i polsi ai concessionari italiani. La vicenda Bolkestein sta avendo in Italia uno “sviluppo inquietante”, ha detto. Insomma Bruxelles ha già fatto intendere che ci saranno conseguenze, al punto che potrebbe ripartire la procedura di infrazione iniziata a dicembre del 2020 e fermata dopo l’approvazione del ddl concorrenza proposto dal governo Draghi.

La replica italiana è arrivata ieri dal segretario di presidenza alla Camera e deputato di Fratelli d’Italia, Riccardo Zucconi. “La direttiva Bolkestein – ha affermato – è una direttiva sulla concorrenza, ma ad oggi non è valsa per le concessioni autostradali, per il sostanziale monopolio delle vendite commerciali via web, per le prenotazioni alberghiere on line sorrette da provvigioni che arrivano a più del 20%. E allora mi chiedo che senso abbia mettere alla gogna un settore fondamentale per l’Italia e per il suo turismo, criminalizzandolo. A breve sarà convocato un tavolo interministeriale per trattare la questione e per cominciare a vagliare proposte concrete con cui andare a confrontarsi in Europa”.

“Innanzitutto – ha sostenuto ancora Zucconi – si dovrà in quella sede verificare se, a seguito della mappatura, c’è o meno scarsità di risorse anche sulla base del requisito posto proprio dalla direttiva Ue che esclude le aste ove non sia riscontrata la scarsità, poi coronare tale indagine con delle proposte credibili e concrete”. La proposta più valida, secondo il parlamentare, risulta essere quella di Fratelli d’Italia, sul cosiddetto “doppio binario” dove tutte le concessioni in essere prima del 2009, anno di effettivo recepimento della Direttiva Bolkestein in Italia, non vengono ricomprese nelle aste, mentre per le concessioni successive è prevista l’applicazione diretta della Bolkestein.

Si accontenteranno a Bruxelles? Staremo a vedere. Intanto, però, emergono anche altri problemi. In Campania, ad esempio, sono già stati varati provvedimenti che aspettano di essere attuati. Il Piano di pianificazione strategica, approvato dall’Autorità di sistema portuale del mare Tirreno centrale competente per i porti di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia, ha stabilito il trasferimento al Comune di Napoli della competenza sulle così dette concessioni turistiche, stabilimenti balneari, porti, circoli etc. Ebbene questa procedura è ferma perché il Comune di Napoli non ha personale sufficiente e adeguatamente preparato per prendere in carico questa materia. Insomma una ulteriore complicazione sulla strada del rinnovo delle concessioni amplificata anche dal fatto che molti comuni della fascia costiera che hanno ereditato le competenza dalla Regione, si trovano nelle stesse condizioni.

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