“Oramai la Bandiera Blu viene data a tutti. Basta compilare i questionari e il gioco è fatto. Purtroppo non la ritengo più un’iniziativa credibile. Lo dico senza preconcetti. Sarei il primo a essere contento di un riconoscimento che attesti per davvero la fine dell’emergenza inquinamento. Ma ho fondati motivi per dire che non è così”.
Ci risiamo. Il presidente del Wwf Terre del Tirreno, Claudio d’Esposito resta sconcertato quando viene a sapere dell’assegnazione della Bandiera Blu a Sorrento e Piano di Sorrento.
Perché boccia questi riconoscimenti conferiti a Sorrento, Piano di Sorrento e Massa Lubrense?
“Perché la Bandiera Blu non significa affatto che il mare è straordinariamente in salute, pulito tutti i giorni dell’anno, in condizioni superlative. Sono molto scettico su tutto questo baccano. Pare ormai risolta l’emergenza. E invece non è così. In penisola sorrentina potremmo sventolare le bandiere blu meteoropatiche”.
Ci può spiegare cosa vuol dire?
“Dato che i tanti neo esperti di ambiente stanno veicolando il messaggio fuorviante che l’emergenza ambientale è risolta io dico una cosa differente, da neofita. Appena ci sarà qualche giorno di pioggia vediamo se appariranno o meno scarichi abusivi, se ci saranno chiazze marroni nel golfo. A quel punto toglieremo la Bandiera Blu? Lo sanno quelli della Fee?”
Secondo lei dunque la questione ambientale rimane aperta?
Assolutamente. Il depuratore di Punta Gradelle non è ancora al cento per cento e guai a pensare che l’entrata in funzione sia la panacea di tutti i mali. Bisogna separare tutte le condotte bianche e nere, stroncare gli sversamenti illeciti, bonificare i valloni, limitare i natanti e fermare quelli che ripuliscono la sentina a quattro passi dalle spiagge. Si tratta di problemi che permangono e vanno in contrasto con il riconoscimento. Per non dimenticare che le spiagge promosse dovrebbero avere mezzi di salvamento, presidi di bagnini, cestini dell’indifferenziata ed essere accessibili per i diversamente abili. Non mi pare che sia tutto così. Contenti loro…”
L’intervista è di Salvatore Dare ed è stata pubblicata sul quotidiano Metropolis