Accordo Anci-Airbnb per la tassa di soggiorno, i dubbi di Abbac

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Dal primo marzo 2022 circa mille e cento Comuni italiani possono delegare la piattaforma Airbnb per riscuotere la tassa di soggiorno, imposta agli ospiti che raggiungono il territorio di appartenenza e risiedono presso alcune tipologie ricettive. Il presidente nazionale Abbac Agostino Ingenito: “Il colosso americano ci prova nuovamente rispetto agli accordi precedenti con alcune città italiane, e questa volta estendendo di molto il suo potere di “intermediazione” che non esiste invece per lo Stato Italiano. Auspichiamo l’intervento delle commissioni parlamentari al Bilancio e del governo”.

L’Abbac rete nazionale extralberghiera, da decenni a supporto della filiera, si pone alcune questioni in merito alla tipologia di accordo stipulato e sugli effetti che può generare. “Il patto appare alquanto anomalo, fra l’altro Airbnb non ha ancora chiarito la sua condizione di soggetto intermediario come di agente contabile per la riscossione della cedolare secca come previsto da quel Dl50/2017 che avrebbe dovuto imporre che tali piattaforme svolgessero funzioni di esazione alla fonte della cedolare secca per le locazioni brevi.

Sono pendenti a tal proposito procedimenti presso il Consiglio di Stato e la Corte Europea. Non ci è chiaro a che titolo una società di eventi, seppur diretta emanazione dell’associazione nazionale dei Comuni possa sottoscrivere un accordo del genere (la società AnciComunicare non è formalmente l’Anci ma una società di eventi interno all’associazione dei comuni italiani).

L’accordo non prevede che tutti i gestori di qualsivoglia tipologia ricettiva possono essere coinvolti ma solo gli annunci di locazione breve, i loro gestori o presunti tali possono a loro volta decidere di aderire o meno all’attività di riscossione digiltale della tassa di soggiorno, ed a loro cura è anche comunicare l’esatto importo.

Anche leggendo tra le pieghe dell’accordo, il ruolo del Comune appare di non chiara interpretazione. Difficile comprendere poi i tempi di riscossione di questi importi devoluti da Airbnb mediante una formula non molto chiara. Si ricorda che Airbnb dichiara di non avere stabile organizzazione in Italia, e dunque appare complicato comprendere, a che titolo riscuoterebbe solo poi una parte di eventuali tasse di soggiorno.

Le altre tipologie ricettive extralberghiere ed alberghiere dovrebbero continuare a versare all’ente quanto riscosso secondo le modalità previste con le apposite piattaforme che prevedono dichiarazioni e riversamenti online. Ci si domanda come sia possibile che enti locali possano sottoscrivere accordi con società internazionali che contestano al nostro Stato la stabile organizzazione e rifiutano il ruolo di agente contabile e intermediario.

Certo i bilanci dei Comuni italiani sono in grave difficoltà, ma la formula adoperata non soddisfa quei principi di trasparenza richiesta. Inoltre nell’accordo non è stato contemplato l’inattuato registro nazionale delle strutture ricettive, recentemente oggetto di un decreto ministeriale, in cui dovrebbero confluire tutte le strutture ricettive extralberghiere ed albeghiere dotate di un codice unico.

Abbiamo inoltrato le nostre istanze alle Commissioni riunite della Camera e del Senato, ed auspichiamo un intervento chiaro del governo, in partcolare del Mise, Funzione Pubblica e del Turismo per chiarire se l’accordo intrapreso è da ritenersi in linea con le disposizioni europee”, conclude il presidente nazionale Abbac Agostino Ingenito.

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