Abolizione tassa di soggiorno. I sindaci: “Aumenteremo altre imposte”

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“In considerazione del rifinanziamento delle risorse a favore degli enti locali prevediamo di abolire la tassa di soggiorno”. Sono bastate due sole righe del Contratto per il governo del cambiamento sottoscritto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega per creare il panico nei palazzi municipali di tante città italiane, soprattutto quelle che fanno del turismo la loro principale risorsa. Tra queste Roma e Firenze, così come Milano e Venezia. Ma anche tanti comuni minori sparsi per tutto il Belpaese.

Non fa eccezione la Campania, dove ci sono territori che fondano il grosso della ricchezza prodotta sui flussi di vacanzieri. Ospiti che portano denaro, ma che chiedono in cambio servizi all’altezza. Le amministrazioni, pertanto, sono impegnate a garantire i migliori standard di accoglienza. Per fare ciò hanno bisogno dei capitali necessari che arrivano proprio dall’imposta che i turisti corrispondono alle strutture ricettive al termine del proprio soggiorno. Queste, a loro volta, versano quanto raccolto nelle casse dei comuni. Cifre che variano da città a città in base alle tariffe applicate che possono arrivare fino ad un massimo di 5 euro a notte negli hotel di lusso.

In sostanza, se l’ipotesi prevista nel programma sottoscritto da Matteo Salvini e Luigi Di Maio per i rispettivi movimenti politici dovesse diventare realtà, molte amministrazioni si troverebbero costrette a rivedere i loro piani. Tra queste di certo c’è Sorrento che si ritroverebbe con un minor gettito di circa 6milioni di euro annui. Nel 2017 le entrate derivanti dalla tassa di soggiorno sono state pari a poco più di 3milioni, ma quest’anno è stato introdotto un aumento delle tariffe che sono quasi raddoppiate. Considerando il boom di strutture extralberghiere ecco la previsione per il 2018.

“Nel caso in cui dovesse concretizzarsi la cancellazione dell’imposta – commenta il sindaco Giuseppe Cuomo – ci ritroveremo costretti ad aumentare i tributi locali a carico di imprese e cittadini sui quali, negli ultimi 6 anni, non siamo mai intervenuti. La metà di quanto versano i turisti viene utilizzato per la manutenzione di strade e verde ed il resto soprattutto per eventi e promozione turistica. Se dovremo fare a meno di queste risorse immancabilmente saremo costretti a tagliare anche gli investimenti”.

Il primo cittadino di Sorrento affida le speranze che ciò non accada ai suoi colleghi. “Molte grandi città amministrate da sindaci della Lega e dei 5 Stelle fanno del turismo la loro principale risorsa, quindi spero che siano loro a far cambiare rotta al governo che sta per nascere”.

A Massa Lubrense la tassa di soggiorno vale intorno ai 450mila euro all’anno. “Si tratta di soldi destinati alla pulizia delle strade, alla segnaletica, ai trasporti per le spiagge ed alla rete sentieristica – spiega il sindaco Lorenzo Balducelli -. Il nuovo governo dovrà spiegarci dove trovare le risorse per portare avanti le città se si prevedono solo tagli”.

È scettico in merito all’effettiva abolizione dell’imposta di soggiorno il primo cittadino di Sant’Agnello, Piergiorgio Sagristani: “Nutro grosse perplessità sul fatto che effettivamente si arrivi al taglio dell’imposta così come non credo si riescano a realizzare molti degli obiettivi del famoso Contratto – precisa -. Per noi la tassa vale tra i 3 ed 400mila euro all’anno che destiniamo alla cura del territorio ed agli eventi turistici. Se la eliminano dovranno anche indicarci dove reperire i fondi necessari oppure se sarà lo Stato a farsi carico dei necessari interventi”.

“Senza i 350mila euro dell’imposta di soggiorno non potremo organizzare alcun tipo di evento – interviene il sindaco di Vico Equense, Andrea Buonocore -. Si tratta di risorse fondamentali per il bilancio di piccoli comuni che consentono di programmare le iniziative che si intendono realizzare. Il governo non può decidere solo tagli sulle spalle degli enti locali”.

Anche fuori dalla costiera sorrentina ci sono amministratori pubblici preoccupati dalla eventuale abolizione della tassa a carico dei turisti. “A Pompei è stata introdotta solo quest’anno allo scopo di rilanciare il settore dell’accoglienza – sottolinea il sindaco della città degli scavi, Pietro Amitrano -. Contiamo di incassare circa 300mila euro che, in base ad un piano condiviso con gli operatori, intendiamo destinare alla promozione del territorio. Attività che non potremmo realizzare nel caso l’imposta venisse abolita”.

Insomma, neanche il tempo di introdurla e già bisognerebbe farne a meno. Ma Pompei potrà comunque contare su una risorsa sulla quale, almeno per ora, nessuno sembra intenzionato a mettere le mani: il ticket di ingresso per i bus. Ogni pullman turistico, infatti, versa in media 80 euro per accedere all’interno del territorio cittadino. Per il rilascio dei pass il Comune incassa circa 800mila euro all’anno.

Una realtà turistica che, invece, non subirebbe ricadute dall’eventuale abolizione dell’imposta di soggiorno è Capri. Dal 2012, su proposta dell’ex assessore al Turismo, Salvatore Ciuccio, sull’isola azzurra è in vigore la tassa di sbarco che, come spiega il promotore “abbiamo deciso di applicare per non penalizzare il turismo stanziale rispetto a quello mordi e fuggi”. La tassa di sbarco, pari a 2,5 euro a persona, viene riscossa dalle compagnie di navigazione e versata al Comune di Capri. In totale frutta circa 4milioni annui dei quali i due terzi vanno all’ente capofila (Capri) ed un terzo ad Anacapri.

Altra isola del golfo di Napoli che fa del turismo la principale risorsa è Ischia. Qui, però, a differenza di Capri, non viene applicata la tassa di sbarco ma quella di soggiorno. “Da noi il gettito è pari a circa 2milioni all’anno – dice il sindaco Enzo Ferrandino -. Fondi che destiniamo agli eventi e, soprattutto, a migliorare gli standard qualitativi dell’accoglienza ed anche per la sicurezza. Basti pensare ai 50 agenti della polizia locale che assumiamo con contratti a carattere stagionale. La tassa di soggiorno per il Comune di Ischia rappresenta il 10-12 per cento della spesa corrente, quindi l’eventuale abolizione creerebbe non pochi problemi. Ma vorrei anche chiedere a Matteo Salvini perché pensa di cancellarla se venne introdotta nell’ambito del federalismo fiscale fortemente voluto dalla Lega?”. Bella domanda.

Comunque, anche il presidente di Federalberghi Campania, Costanzo Iaccarino, non sembra particolarmente entusiasta dell’iniziativa Lega-5 Stelle: “Ovviamente siamo favorevoli ad un taglio delle tasse, soprattutto nel caso dell’imposta di soggiorno che non sempre i comuni destinano ad interventi nel settore del turismo. Non vorrei, però, che ciò si traducesse un aggravio delle imposte locali per cittadini ed imprese”.

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