Videopoker e gioco d’azzardo, arriva la stretta

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Sono troppe e si trovano ovunque. Per questo dopo un lungo braccio di ferro tra governo, enti locali e regioni, si è deciso di imporre un drastico taglio alle oltre 400mila slot machine disseminate sul territorio italiano. Nonostante la strenua resistenza al cambiamento di un settore che genera un giro d’affari di 95 miliardi di euro, di cui la metà proveniente da videolottery e slot, e un incasso di dieci miliardi all’anno per l’erario, il riordino dei giochi è cosa fatta. A darne conferma è stato il sottosegretario all’Economia con delega ai giochi, Pierpaolo Baretta. “Un risultato molto importante – ha commentato – anche se abbiamo passato momenti molto difficili. Invece la strada era giusta e necessaria, per questo sono felice di aver messo insieme tutte le istituzioni, ciascuna con i propri interessi”.

Il via libera alla stretta sulle macchinette è arrivato grazie all’approvazione di un emendamento che conferisce piena operatività alle Regioni per il contrasto al gioco patologico. “Le disposizioni specifiche in materia – si legge nel testo aggiunto alla bozza del governo – previste in ogni Regione o Provincia autonoma, se prevedono una tutela maggiore, continueranno comunque a esplicare la loro efficacia. Inoltre le Regioni e le Province autonome ai fini del contrasto delle patologie afferenti alla dipendenza da gioco d’azzardo, potranno prevedere forme maggiori di tutela per la popolazione”.

Ma quali sono i punti cardine della riforma? La stretta mette innanzitutto nel mirino le slot machine, con l’obiettivo di ridurle del 35 per cento in un anno: dalle 407.303 attuali a 264.674. In parallelo, scatta la rottamazione dei 100mila punti vendita di gioco pubblico, che la norma punta a dimezzare entro i prossimi tre anni. Più nel dettaglio, i 50mila punti vendita superstiti, saranno divisi in 18mila tra sale e punti gioco, e 30-35mila esercizi in grado di ottenere la certificazione per la vendita di gioco pubblico. Si tratterà di: 30mila bar, 7mila tabacchi, 2.800 sale Vlt (videolottery), 200 sale bingo, 10mila negozi, 5mila corner.

Stringenti i requisiti per ottenere la certificazione di Stato: i punti vendita dovranno garantire un accesso selettivo, l’identificazione di ogni singolo cliente, la videosorveglianza e addetti alla lotta contro l’azzardo patologico con formazione specifica in materia. L’intento è quello di ridimensionare un fenomeno ormai endemico. Soltanto nel 2016, sono circa 30 milioni gli italiani che hanno giocato d’azzardo, per un investimento totale che ha superato la soglia dei 10 miliardi di euro (dati Agimeg), contro i 9,3 miliardi “spesi” dai giocatori nell’anno precedente. Numeri che, sottolinea il rapporto Coop, fanno degli italiani uno dei quattro popoli che più scialacquano denaro al mondo, dopo Stati Uniti, Cina e Giappone, con perdite complessive per 17 miliardi di euro.

Nella lotta all’azzardo patologico, svolgeranno inoltre un ruolo di primo piano i sindaci. Che come spiegato dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro, decideranno le fasce orarie di chiusura dei punti gioco, fino a sei ore consecutive al giorno, e la loro distanza da tutti i luoghi ritenuti sensibili, come scuole e chiese. “Aumenta lo standard di qualità e sicurezza dei punti gioco – ha sottolineato – nei quali dovranno essere assicurati accesso selettivo, tramite l’identificazione con documento del giocatore, e la videosorveglianza, non potranno essere esposte immagini eccessive che inducano al gioco, e il personale dovrà essere formato anche sul contrasto al gioco d’azzardo. In sostanza è tutto quello che abbiamo chiesto per mesi”.

Di grande rilievo l’impatto che la riforma potrebbe avere sulla Campania, la Regione che detiene il maggior numero di punti vendita nella rete di raccolta scommesse, ben 2.760, pari a circa il 20% della distribuzione in Italia. Ma anche la regione italiana che detiene il triste record di giocatori d’azzardo minorenni (il 57,8 per cento degli studenti) contro la media nazionale del 47,1% dei giovani delle scuole medie superiori. La stessa Regione dove, nonostante un Pil pro capite di 16 mila euro, si spendono in giochi d’azzardo 6 miliardi e 226 milioni, il 9 per cento della spesa totale nazionale. La Campania è a oggi, dopo la Lombardia e il Lazio, medaglia di bronzo italiana del gioco d’azzardo, con 537 sale da gioco, 4505 videolottery e 32mila slot machine. E Napoli, con 15mila macchinette, è la terza città italiana per numero di macchinette dopo Roma (21mila) e Milano (15.700). Senza trascurare Salerno, dove le slot sfiorano le 8mila unità, Caserta (6600) e Avellino (3mila). A conti fatti, le macchinette campane rottamate entro l’anno prossimo saranno circa 11mila, di cui 5mila soltanto a Napoli.

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