VICO EQUENSE. Trova in casa della madre poco meno di 10milioni di lire ma la Banca d’Italia rifiuta di convertirle in euro fino a quando non interviene il giudice di pace. Protagonista della vicenda, che prende le mosse nel 2011, è una casalinga di Vico Equense. Nell’abitazione della madre rinviene 9milioni e 600mila lire. A questo punto si reca presso la sede di Napoli di Bankitalia dove si vede rifiutare il cambio in quanto i termini erano scaduti.
Infatti il decreto Salva Italia varato dal governo Monti nel 2011, aveva anticipato dal 28 febbraio 2012 al 6 dicembre 2011 la scadenza entro la quale le banconote del vecchio conio potevano essere convertite. Nel 2015, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma e la Banca d’Italia si è vista costretta a riaprire i termini per il cambio, ma solo per chi fosse in grado di provare di aver presentato la richiesta tra il 6 dicembre 2011 ed il 28 febbraio 2012.
La donna di Vico Equense a questo punto ci riprova, ma dalla Banca arriva un nuovo no al cambio. Decide, quindi, di ricorrere all’autorità giudiziaria chiedendo la conversione della somma in euro o la condanna di Bankitalia e ministero delle Finanze al risarcimento dei danni. Riesce a dimostrare, grazie alla testimonianza del marito e di un amico che l’hanno accompagnata presso lo sportello di Napoli della Banca e con la propria agenda di aver presentato la domanda di conversione il 6 dicembre 2011. Così il giudice di pace condanna Banca d’Italia e ministero a versare alla donna 4.957,99 euro, ossia l’equivalente dei 9milioni e 600mila lire.
Il magistrato ha infatti ritenuto che Banca d’Italia e ministero avrebbero dovuto fornire alla donna i documenti necessari per certificare di aver chiesto il cambio tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012. Pretendendo, invece, che fosse lei a doverlo dimostrare, hanno tenuto un comportamento illegittimo che non trova giustificazione nella sentenza della Corte Costituzionale.