La Corte di Cassazione accoglie il ricorso della Procura Generale di Napoli e annulla la sentenza d’Appello in merito allo stupro della turista inglese all’hotel Alimuri. Bisogna quindi rifare il processo di secondo grado per il ricalcolo della pena per gli imputati, ritenuta troppo bassa. I cinque ex dipendenti dell’albergo di Meta sono accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di Mary, una turista 50enne del Kent.
In Appello nei loro confronti era caduta l’aggravante della somministrazione di droghe, portando in tal modo a dimezzare le pene inflitte in primo grado. Lo sconto più consistente era arrivato per Gennaro Davide Gargiulo, che nel primo processo era stato condannato a nove anni di reclusione, pena poi scesa a quattro anni e otto mesi. Per Antonino Miniero, Fabio De Virgilio e Francesco Ciro D’Antonio la condanna in secondo grado era stata dimezzata da otto a quattro anni di reclusione. Per Raffaele Regio, infine, da quattro era scesa a tre anni.
Ciò perché erano stati parzialmente accolti i motivi presentati dal collegio difensivo dei cinque imputati, secondo il quale non c’era la prova scientifica della somministrazione della droga dello stupro, aggravante che aveva fatto lievitare la pena inflitta in primo grado. Ora, quindi, sul piano sanzionatorio, la Cassazione ha rilevato un errore, che la Corte d’Appello dovrà sanare riquantificando le pene.
La vicenda risale alla notte tra il 6 e il 7 ottobre del 2016, a poche ore dalla partenza della donna e della figlia 25enne che di mattina avrebbero lasciato l’hotel della costiera sorrentina per far rientro in Inghilterra. La turista, costituitasi parte civile, ha raccontato che dopo aver bevuto una serie di drink, era stata accompagnata dal bar alla spa, dove si era consumato un primo rapporto con i due baristi.
Successivamente, Mary, come ricostruito dagli inquirenti, era stata portata nell’alloggio dei dipendenti, dove era stata stuprata da un numero imprecisato di camerieri (i tre condannati e probabilmente almeno altri tre). Alcune scene erano state fotografate, filmate e diffuse in una chat chiamata “cattive abitudini” in cui erano presenti diversi dipendenti dell’hotel. Solo in mattinata la donna era tornata in stanza dalla figlia, che nel frattempo aveva accusato un malore per il troppo alcool. Se l’effetto dei drink sia stato potenziato dal ghb, la cosiddetta droga dello stupro, non è stato dimostrato in Appello, nonostante l’analisi sui capelli.