Sorrento. Grande successo per la parata con gli “Easter bonnet”

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Decine di cappelli fantasiosi e colorati in giro per le strade del centro di Sorrento. È stata un grande successo la “Tasso Easter Bonnet 1st edition” organizzata dall’Istituto comprensivo Tasso con partenza e ritorno in piazza Angelina Lauro. Docenti, alunni e genitori hanno indossato con la massima libertà un copricapo creativo a tema pasquale o primaverile.

La dirigente scolastica, Marianna Cappiello, aveva invitato tutti a “dare libero sfogo alla propria creatività”. E così è stato. Un variopinto corteo ha attraversato tutto il centro cittadino, tra l’ammirazione dei sorrentini e dei tanti turisti.

Quella degli “Easter bonnet” è una tradizione nata negli Stati Uniti d’America, per la precisione a New York, nel 1870. La guerra civile era finita da poco e la gente ricominciava ad uscire, a riversarsi in strada.

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Quale occasione migliore, allora, della domenica di Pasqua per riprendere il proprio status e mostrarsi in società? Era già d’uso, in alcune famiglie del tempo, l’usanza di comprare un vestito o un capellino nuovo per Pasqua, per presentarsi al meglio durante questa festa così importante che rappresenta appunto la risurrezione. In questo spirito, i vestiti nuovi simboleggiavano la rinascita.

Nel 1870, quindi, dopo un periodo di grande depressione e dopo le restrizioni imposte per la quaresima, la popolazione della Grande Mela aveva ancora più voglia di mettersi in ghingheri e sfoggiare i suoi capi nuovi, belli e colorati. Grazie alle signore della “buona società” che indossavano il cappellino per andare alla messa nella chiesa di St. Patrick, una semplice passeggiata si trasformò in una vera e propria sfilata di copricapi graziosi ed alla moda, che passò alla storia come la prima “Easter parade”.

Da allora le signore – e non solo – fanno a gara a chi sfoggiava la creazione più originale: nel corso degli anni, si sono succeduti i cappelli di Pasqua più strani e bizzarri, ornati di fiocchi, piume, fiori, uova, persino coniglietti di peluche.

Tradizione ora importata anche a Sorrento, come spiega la preside Cappiello, “per sottolineare la gioia della rinascita primaverile e del rinnovamento unitamente alla necessità di pace di cui il mondo ha tanto bisogno”.

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