“Signora” invece di “assessore”, il caso Consiglio comunale a Piano di Sorrento

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Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio comunale di Piano di Sorrento è esploso il caso dell’appellativo con cui veniva chiamata in causa l’assessore Anna Iaccarino. Una vicenda che ha provocato polemiche soprattutto dopo la pubblicazione sui social di un post proprio da parte dell’esponente della giunta del sindaco Salvatore Cappiello.

Di seguito il messaggio dell’assessore Iaccarino:

Si parla tanto di parità di genere, di rispetto per la figura della donna in ambito istituzionale, professionale, civico e non solo. Ahimè, però, ieri, come alcuni mi hanno chiesto di spiegare, è accaduto un episodio che dimostra come questo percorso di valori per alcune persone sia ancora utopia!
Sono abituata, come tante altre donne, a dover sgomitare di più, per essere considerata alla pari degli “omologhi dell’altro sesso” e spesso non mi soffermo neppure a pensare se vengo definita avvocato o avvocata, avvocatessa o dottoressa, assessore o assessora, perché non ne ho mai fatto una questione di declinazione al femminile o di etichetta.
Mai!
Vengono momenti, però, in cui il rispetto diventa forma e sostanza!
“Signora Iaccarino”. “Signora”.
Così, più volte, il Consigliere comunale Russo Mario si è rivolto alla sottoscritta nel corso dell’ultima seduta consiliare. Quel “signora” detto con tono quasi sprezzante, come voler a marcare una differenza di livello tra lui e me, tra l’Uomo e la donna.
Sono una signora, certo, e sono anche una moglie ed una madre, ma sono anche un avvocato.
Sono un assessore.
Sono una professionista che rivendica questi titoli di competenze professionali e civiche meritate sul campo con capacità, applicazione, sudore, studio, passione.
Non è un formalismo come qualcuno potrebbe pensare.
No.
È una questione profonda. Io rispetto tutti, ogni cittadino. In Consiglio Comunale Russo Mario per me non è Mario o signor Russo. È il Consigliere comunale Russo Mario, il quale nella massima sede istituzionale cittadina ha dimostrato con quel “signora” quanti passi da fare ci sono ancora nel nostro Paese per superare luoghi comuni e preconcetti.
Non si tratta di un’uscita sui social con una battuta “mal riuscita”. È un’espressione scientemente proferita e più volte ripetuta. Le competenze non si millantano, ma si acquisiscono con studio, titoli, etica, correttezza.
Lo dico, non senza amarezza, per tutte le donne che tutt’oggi devono essere costrette ad alzare la voce per respingere certe etichette, soprattutto nelle sedi istituzionali, dove servirebbe alzare l’asticella per dare l’esempio!

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