Restano in carcere gli autori dello stupro in disco

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SORRENTO. Restano rinchiusi nel carcere di Poggioreale i due stupratori della discoteca. Il Gip presso il tribunale di Torre Annunziata, Antonio Fiorentino, ha respinto l’istanza con la quale veniva chiesta la concessione degli arresti domiciliari per Francesco Franchini e Riccardo Capece, i due ventenni in carcere con l’accusa di avere violentato una studentessa americana di 25 anni nei bagni di un rinomato locale notturno di Sorrento.

A nulla, dunque, è valsa la tesi difensiva del penalista Giuseppe Fusco per il giovane Capece, figlio di noti imprenditori della ristorazione che, durante l’interrogatorio di garanzia, ha respinto tutte le accuse mosse a suo carico. Neanche la versione a discolpa del giocatore ex Sora ed ex Gladiator ha convinto il Gip: anche Franchini (difeso dall’avvocato Romolo Vignola) resta in cella.

I due ventenni sono finiti in manette nove giorni fa per opera dei carabinieri della stazione di Sorrento, a un mese dalla denuncia della giovane statunitense, e avevano infatti depositato istanza per ottenere la concessione della misura alternativa al carcere in occasione dell’interrogatorio di garanzia, tenutosi venerdì scorso nel penitenziario di Poggioreale.

Durante l’udienza i due ragazzi hanno respinto le accuse, anche sostenendo che la ragazza era consenziente. Il Giudice per le indagini preliminari ha però avallato la tesi accusatoria tratteggiata dalla procura oplontina, tenendo in grande considerazione non solo il racconto della vittima e quello dell’amica che era con lei nel locale al momento dei fatti, ma anche due filmati registrati dalle telecamere a circuito chiuso della discoteca.

“Nei video – scrive il Gip – si vedono i due indagati costringere la ragazza a seguirli nel bagno”. Gli episodi di violenza carnale di cui rispondono i due ragazzi sono addirittura due: un primo stupro, di cui è accusato solo Franchini e una seconda violenza di gruppo, alla quale avrebbe preso parte anche Capece. Nel redigere l’ordinanza, il Gip ha sottolineato l’esigenza cautelare per un pericolo di “reiterazione” del reato e per “la spregiudicatezza con la quale – si legge nel dispositivo – i due giovani hanno agito all’atto di circuire la vittima e obbligarla a sottostare alla loro volontà”.

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