Abbiamo intervistato, in questo inizio d’anno, come da nostra tradizione, lo scrittore sorrentino Raffaele Lauro, il quale, dopo un lungo periodo di soggiorno a Londra, ha trascorso a Roma le vacanze di Natale e di Capodanno e ci risponde, dopo lo straordinario successo de “La Trilogia Sorrentina”, sulle novità, culturali ed editoriali, del 2017.
D.: Da due mesi, lei risulta alquanto silente a quanti la seguono e la stimano, sia a livello nazionale che a Sorrento e nella Penisola Sorrentina. Qualcuno parla di un suo “distacco” dalla nostra costiera, alla quale ha dedicato ben tre appassionati romanzi celebrativi, che resteranno nella storia, culturale e turistica, della Terra delle Sirene.
R.: Nessun distacco. Al contrario. Chi scrive non può diventare un automa, una macchina. Ha bisogno di ispirazione e di riflessione, per evitare di cadere nelle banalità, sempre in agguato. In realtà, sono stato a Londra per alcuni incontri con editori londinesi, interessati a pubblicare “La Trilogia Sorrentina”, in lingua inglese, a beneficio di intere generazioni di ospiti anglosassoni, passate, presenti e future, innamorate della nostra terra meravigliosa. Ho avuto delle proposte, ma deciderò, nel merito, solo dopo la risposta della Fondazione Sorrento al progetto di pubblicazione di un pocket-book, in inglese, con le pagine più belle della trilogia, riguardanti Sorrento, Massa Lubrense, Sant’Agnello, Piano di Sorrento, Meta, Vico Equense e Capri, da offrire gratis, free copy, ai turisti, anche, in formato digitale, sul sito istituzionale della Fondazione Sorrento, degli alberghi e dei Comuni peninsulari, collegato ad una iniziativa promozionale, di customer satisfaction, cioè come migliorare la qualità dei servizi attraverso la rilevazione dei bisogni e della soddisfazione della clientela di lingua inglese. Un primo esperimento di monitoraggio, mediato culturalmente.
D.: Un’idea veramente eccellente, moderna, aperta ai new media, di cui già discutemmo in passato e che è stata riproposta, di recente, a Piano di Sorrento, dal giornalista Fabrizio d’Esposito. Quali sono i tempi?
R.: Dipenderà dalle valutazioni della Fondazione Sorrento, presieduta autorevolmente da comandante Gianluigi Aponte e gestita dall’avvocato Gaetano Milano. Confido anche nell’interesse, suscitato dall’iniziativa nel sindaco di Sorrento, Giuseppe Cuomo. Se la decisione interverrà prima della fine di gennaio, il progetto potrebbe diventare operativo fin dalla prossima stagione estiva 2017. Il tempo necessario per le traduzioni, l’editing e la campagna promozionale connessa. In caso negativo, aderirò ad uno dei progetti londinesi o mi rivolgerò, privatamente, ad alcuni amici, ristoratori e albergatori sorrentini, i quali hanno sempre sostenuto, con intelligente generosità, le mie iniziative culturali, finalizzate alla promozione dell’immagine internazionale di Sorrento, in una chiave non provinciale.
D.: A parte questa brillante iniziativa sul già scritto, cosa bolle nella sua “pentola”, per il 2017, sul piano culturale ed editoriale?
Sul piano culturale, come già annunziato, sarò a Sorrento il 21 gennaio per presentare il best-seller di Fiorella Donati, dal titolo “Beauty Coach”, un manuale, non solo scientifico, sulla chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva, edito dalla Sonzogno Editori, presentato, con grande successo, a Milano, a Mantova e a Napoli. Una meritoria iniziativa dell’amministrazione comunale di Sorrento. La dottoressa Donati, per me Fiorella, rappresenta una “gloria” della nostra terra, perché si è affermata, con la sua volontà, a livello internazionale. Lo dico con amichevole orgoglio. Spero, per tale ragione, in un grande concorso di pubblico per festeggiarla. Successivamente, in primavera, parteciperò ad un’assemblea generale del Liceo Scientifico Salvemini di Sorrento, nel corso della quale gli studenti discuteranno del mio ultimo romanzo, “Dance The Love – Una stella a Vico Equense”, dedicato alla danzatrice russa Violetta Elvin, nata Prokhorova, nell’ambito di uno spettacolo, organizzato dai docenti e dagli studenti, di musica, di canto e di danza. Come avvenne per l’assemblea su Lucio Dalla, un eccellente spettacolo, educativo e formativo, che mi emozionò profondamente.
D.: E sul piano editoriale?
R.: Nella tarda primavera del 2017, uscirà, in duplice versione, italiana e inglese, il mio nuovo romanzo, dal titolo “Don Alfonso 1890 – Salvatore Di Giacomo e Sant’Agata sui Due Golfi”, dedicato all’epopea, imprenditoriale e gastronomica, di Alfonso Costanzo Iaccarino, fondatore della dinastia alberghiera degli Iaccarino, e alla fama internazionale del nipote, lo chef pluristellato, Alfonso Iaccarino. I coprotagonisti di questa epopea saranno personaggi celebri della canzone classica napoletana, della lirica, della cultura e della politica, legati a don Alfonso Costanzo, alla Pensione Iaccarino e a Sant’Agata sui Due Golfi, nonché ad Agerola: Enrico Caruso, Salvatore Di Giacomo, Francesco Cilea, Roberto Bracco, ministri, scrittori e poeti, come Norman Douglas e il sorrentino Saltovar. Nella seconda parte del romanzo, entreranno in scena gli estimatori del nipote, Alfonso, e della moglie Livia: mio fratello Nello, i presidenti della Repubblica, Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi, il mitico Lucio Dalla e la celebre cantante francese, Mireille Mattieu. Tanto per citarne alcuni.
D.: Si tratta di un lavoro molto imponente. Come si è documentato?
La mia invenzione narrativa, di rigorosa impronta manzoniana, è basata, come sempre, su una solida documentazione storica (pubblicazioni di storia patria, su Sant’Agata e su Agerola, epistolari inediti, collezioni di foto d’epoca, bibliografia sui personaggi storici, memoriali, pubblicistica e, in particolare, testimonianze dirette). Mi sono state di grande aiuto, ad esempio, le ricerche documentali di Riccardo Piroddi, su Salvatore Di Giacomo, presso la sezione Lucccchesi Palli della Biblioteca Nazionale di Napoli, le testimonianze dirette del sindaco di Agerola, Luca Mascolo, quelle preziosissime di Alfonso e di Livia Iaccarino, di Donato Iaccarino, di Stefano Ruocco, di Luigi Poi, di Lello Ravenna e di Antonino Siniscalchi. L’emigrazione del giovanissimo Alfonso Costanzo in America, a soli quattordici anni, da solo, alla ricerca di lavoro, mi ha consentito di inquadrare, in termini economici, sociali e psicologici, il dramma dell’emigrazione italiana di fine Ottocento e le origini della questione meridionale. L’amore dei santagatesi, anche delle donne, per la caccia alle quaglie, mi ha offerto, inoltre, uno strumento indiretto per analizzare, per la prima volta, lo sviluppo economico del borgo, dall’Ottocento al Novecento, e per esaltare i piatti popolari della cucina santagatese: ad esempio, il brodino di tordo per svezzare i neonati! La cucina come espressione della cultura del popolo.
D.: Come mai questa scelta sulla dinastia Iaccarino e non su altre, che pure hanno recato molto allo sviluppo economico e turistico di Sorrento e della Penisola Sorrentina?
R.: Don Alfonso Iaccarino è ormai un personaggio di livello mondiale e la sua storia gastronomica viene da lontano, non è un vicenda improvvisata, come tante altre. Una storia che si intreccia intimamente con quella di un luogo unico, come Sant’Agata sui Due Golfi, e di una comunità umana notevole, alla quale sono molto grato. La magica tenuta “Le Peracciole”, alla Punta della Campanella, con una vista fantastica su Capri, il panorama più bello del mondo, non rappresenta un artificio, un vezzo, ma esprime la sostanza della filosofia gastronomica di don Alfonso, la cucina mediterranea, ereditata direttamente dal nonno Alfonso Costanzo e che consegnerà ai figli, Ernesto e Mario. Nella mia scelta, quindi, hanno giocato anche i sentimenti: in primis, una fraterna amicizia con Alfonso e la moglie Livia, preceduta da quella con mio fratello Nello. Ci vogliamo bene. Questo, per me, conta molto. Mi hanno sempre sostenuto. Sono lieto, quindi, di poter elevare, con questo emozionante lavoro, un monumento letterario di gratitudine, personale e collettiva, alla dinastia degli Iaccarino, a Salvatore Di Giacomo e a Sant’Agata sui Due Golfi.
D.: Quella degli Iaccarino, tuttavia, non rappresenta l’unica dinastia meritevole di una tale attenzione, storica e culturale. Siamo forse di fronte all’esordio di un’ampia collezione di figure imprenditoriali della costiera? Dalla celebrazione dei luoghi, lei sta passando a quella delle personalità dell’economia e del turismo sorrentino?
R.: Se ne avessi la forza e il tempo (mi servirebbero, perlomeno, altre due vite!), mi dedicherei a questo ambizioso progetto: le dinastie dell’economia sorrentina. Uomini e donne straordinari, passati, spesso, dal lavoro alberghiero, come dipendenti, all’impresa alberghiera; dalla cucina, come lavapiatti, a famosi ristoratori. L’elenco sarebbe molto lungo. Storie meravigliose di sacrifici, di lavoro, di passione, di determinazione, di successo e di creatività, la vera ricchezza, questa, insieme con i lavoratori del settore, di Sorrento e della Penisola Sorrentina: i Manniello, i Russo, i Fiorentino, gli Acampora, gli Apreda, i Colonna, gli Jannuzzi, i Di Leva, i Pane, i Savarese, gli Aponte, i Cuomo, i Maresca e tanti altri. Ci sono figure di donne veramente esemplari: per tutte, ricordo, con memore affetto, donna Maria Russo, l’indimenticabile madre di Mariano, di Anna, di Pupa e di Giovanni Russo. Mi piacerebbe, comunque, riuscire almeno a scrivere di personaggi, come don Peppino Manniello, don Martino Di Leva e don Antonino Stinga. Tre persone, tra l’altro, a me molto care. Dei primi due, scomparsi, ammiravo la loro sobrietà, coniugata con la creatività. Di don Antonino Stinga continua a colpirmi la concretezza e la fattività.
D.: Le necessiterebbero tre vite, non due! Possiamo passare a trattare di politica, della quale lei non parla più, da quando, un anno fa, ha aderito al Partito Democratico? Renzi le ha forse imposto il silenzio stampa? Le ha messo la mordacchia? Nessun parlamentare, ad esempio, denunzia più, in Parlamento, come faceva lei, lo scandalo del gioco d’azzardo, mentre i suoi nemici delle lobby corrotte vanno in galera! Non sente il dovere di ricandidarsi e di continuare la sua battaglia? Lei tifa per le elezioni anticipate, come Renzi, o vuole rinviarle, come Berlusconi? Il suo giudizio su Grillo e sul movimento 5S? Cosa pensa delle tante aspirazioni alle candidature parlamentari, che pullulano in Penisola Sorrentina?
R.: Questa non è una domanda, piuttosto una raffica di domande, sulle quali non riuscirei a rispondere con poche parole. Le prometto, comunque, dopo un anno di silenzio, una seconda intervista, anche a breve, sulle prospettive politiche, internazionali, nazionali e locali, senza rete e senza troppe diplomazie. Le posso soltanto assicurare, fin d’ora, che nessuno ha mai osato impormi uno stop sulle mie battaglie ideali e nessuno mai oserà farlo.
D.: La prendo in parola, allora! Politica senza rete! Buon 2017 e buon lavoro!
intervista di Vincenzo Califano