Morti gli alberi del Faito piantati in ricordo di Angelo Vassallo

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VICO EQUENSE. Tutti morti gli alberi piantati sul Monte Faito per ricordare il “sindaco pescatore” di Pollica, Angelo Vassallo e per celebrare la rinascita della montagna dopo i roghi dello scorso anno. La notizia è stata diffusa dal Wwf Terre del Tirreno insieme al comunicato che pubblichiamo integralmente.

Delle quindici piccole querce dedicate ad Angelo Vassallo e piantate in località Monte Faito, sulla montagna devastata dagli incendi, una sola è sopravvissuta: le altre sono tutte morte dopo pochi giorni. Erano state piantate iI 26 maggio con un evento pubblicizzato dai social, dalle testate giornalistiche e dal Tg3 regionale. La messa a dimora delle giovani querce (Quercus cerris), estirpate fuori stagione dal vivaio regionale di Roccarainola (in barba al buon senso ed ai regolamenti che pur esistono) era stata “sponsorizzata” dalle associazioni CompletaMente, La Grande Onda, Le Amiche del Museo Correale e dagli alunni della classe quinta H del liceo linguistico “Marone” di Meta che, in buona fede, avevano organizzato anche una raccolta fondi.

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L’operazione era stata annunciata e pianificata in largo anticipo: già nel settembre 2017, celebrando la “Festa della Speranza” promossa dalla Fondazione Vassallo, fu organizzato addirittura un aperitivo in un ristorante in riva al mare a Meta, raccogliendo fondi per “rimboschire il Faito” nel nome di Vassallo. Le associazioni promotrici raccontarono che “volevano simbolicamente compensare la perdita degli spazi verdi andati in fumo, dando un segno tangibile di rinascita in risposta agli incendi che avevano divorato e distrutto migliaia e migliaia di ettari di superfice boschiva”. Da parte di tutti la retorica si è sprecata.

Qualcuno suggerì di non sparare i fuochi per la Madonna del Lauro a Meta e di conservare i soldi per rimboschire la montagna. Inutile dire che nemmeno il “fuoco” pirotecnico fu evitato, ma ci fu la promessa che si sarebbe investito anche per gli alberi (n.d.r. i fuochi di quest’anno costeranno 35mila euro).

Alla cerimonia di piantumazione intervennero il presidente del Parco dei Monti Lattari, i sindaci dei Comuni di Meta, Vico Equense e Amalfi, diversi rappresentanti delle associazioni promotrici e dell’Ente Parco, gli allievi della classe dell’istituto superiore di Meta e il presidente dell’Associazione Pro Faito. Il presidente del parco dichiarò: “Prova di grande sensibilità, una sinergia che funziona”.

I giovani alberi estirpati a costo zero nel vivaio, con danni inevitabili alle radici, e piantumati nel pieno della stagione vegetativa, avrebbero dovuto formare il Sentiero delle querce a ricordo di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica a cui è stata dedicata la targa commemorativa posizionata durante l’evento. Con la piantumazione delle querce le associazioni partecipanti ricevettero anche un immediato attestato al Premio GreenCare “alla ricerca del verde perduto” – edizione 2018 – che le ritenne “meritevoli virtuose del verde urbano” sottolineando “il valore di chi è impegnato nella cura, creazione, tutela e/o valorizzazione delle aree verdi negli spazi urbani, presenze che aumentano la qualità del vivere ed il benessere psicofisico dei cittadini”.

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Il Wwf Terre del Tirreno, a cui sta a cuore la sorte degli alberi e degli ultimi boschi, forte della passione e dell’esperienza trentennale in questo settore, si era prodigato nel dare i giusti consigli sottolineando, tra l’altro, la necessità di intervenire con scientificità e nel periodo agronomicamente più idoneo, affinchè tale entusiastica partecipazione non si trasformasse nell’ennesimo fallimento e spreco di soldi e risorse.

“Purtroppo, in questa martoriata terra, si ha la netta impressione – dichiara il presidente del Wwf Terre del Tirreno Claudio d’Esposito – che quello che conta veramente sia solo mettersi in mostra o farsi pubblicità, con spot ed annunci a cui, il più delle volte, non seguono fatti o risultati concreti. Si ha la triste sensazione che spesso si agisca nel solo interesse di intercettare finanziamenti e/o facili consensi del momento. Trovo tutto ciò un grande imbroglio ai danni non solo delle persone di buona volontà che credono alla causa, ma anche della Natura stessa che si dice di voler aiutare con tali interventi estemporanei e improvvisati”.

Anni fa il Wwf scrisse alla Regione Campania chiedendo conto degli alberi piantati nell’ultimo decennio dai vari comuni in virtù della Legge “Un albero per neonato” (L.R. 14/92). Il risultato fu che la regione chiese il rimborso dei fondi elargiti a tutti quei comuni che non avevano ottemperato ai dettami della legge e, allora, qualcuno si affrettò a piantumare in fretta e furia alberi dove meglio poteva.

Il WWF criticò gli interventi fatti in stagione non idonea e con essenze monospecifiche resinose non idonee. A Vico Equense furono piantati 500 Pini d’Aleppo al Bosco Casoni sul Faito, altrettanti sul Monte San Costanzo, nei parchi e nelle scuole a Massa Lubrense. Solo pochi alberi attecchirono, ma con l’arrivo del caldo torrido, come da copione, seccarono tutti. A Sorrento furono messe piantine da siepe alla rinfusa sui marciapiedi (morte dopo poco) e quando fu il Wwf a piantare gratuitamente in una scuola 300 piantine avendone cura, il Comune con i suoi giardinieri le tagliò a raso tutte involontariamente (?) per ben tre anni di seguito. Anche dei tanti alberi piantati nelle strade a Piano di Sorrento e nella Villa Fondi (dopo avere eliminati quelli preesistenti perché ritenuti pericolosi) la maggior parte sono morti.

Tutto ciò non può che farci inalberare. E mentre sul Faito le piaghe degli scempiosi tagli, operati anni fa nel nome della Sagra della Castagna, sono ancora ben visibili a tutti; in città amministratori e privati fanno carte false per abbattere quanti più alberi possibile, col pretesto del pericolo per la pubblica e privata incolumità; sui Monti Lattari continuano furti di legname e distruzioni di interi boschi, eliminati per fare spazio a strade, case e strutture abusive e/o autorizzate, nonostante le denunce del Wwf in tempo reale; nelle città spariscono interi fondi e giardini storici con ulivi, noci e ciliegi secolari da sostituire con autorimesse; piromani, incendiari e bracconieri danno fuoco a quel che resta del nostro patrimonio arboreo, gli amministratori cosa fanno? Organizzano pseudo-feste dell’albero, con l’assessore di turno in prima fila, mettendo nei cortili delle scuole qualche alberello gnomo alla presenza di un folto pubblico di bambini sottratti alle aule, oppure fingono di “rimboschire” il Faito scippando letteralmente da terra pochi alberelli fuori stagione dai nostri vivai e condannandoli a morte certa, dando ad intendere che essi “rappresentano la rinascita”?

Viviamo in un epoca in cui abbiamo la capacità di scavare baratri nella terra per parcheggiarvi le auto ma non siamo più capaci di piantare un albero. Beh, i piccoli Quercus cerris del Faito hanno fatto capire a noi umani che non basta raccontare di “volerla la rinascita”, ma è necessario (indispensabile) capire di quale rinascita stiamo parlando. Perché la natura per rinascere ha bisogno di essere conosciuta e rispettata. Se non si conoscono le sue poche e basilari regole, potremo anche fingerci bravi giocatori e amplificare le nostre risibili mosse grazie ai social ma, alla fine, la partita sarà bella che persa. Il rischio enorme è di perdere assieme ai soldi, al tempo e alla speranza, anche un patrimonio arboreo dal quale dipende il nostro benessere e la vita stessa del pianeta.

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