Lidi e gare per le concessioni, le impressioni degli operatori

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Dieci euro per un lettino, un tavolo al ristorante con menu da 200 euro per avere lo stesso lettino all’ombra dei Faraglioni. La costa campana, come riporta Il Mattino, può servire come vademecum del caso spiagge. E bisogna anche dire che i prezzi non rispecchiano, per niente, i costi che ogni anno bisogna sopportare per rendere agibile e sicuro lo stabilimento. Su queste spese più che la frequenza dei vip incide la difesa dal mare, la possibilità di salvaguardare le attrezzature dall’erosione.

Così si trovano stabilimenti che non vanno oltre la piccola manutenzione a quelli distrutti dai fortunali che richiedono ogni anno migliaia e migliaia di euro per recuperare i danni fino a quelli cancellati dalla furia del mare, vedi i bagni “La Solara” di Sorrento letteralmente inghiottito dalle onde al punto che non ha più riaperto. L’unica cosa certa è che lo Stato quasi mai ha tenuto conto di queste cose gestendo malissimo il settore: ha intascato pochi spiccioli in base a tabelle vetuste e ora si trova alle prese con una direttiva europea difficile da scansare senza un pesante danno economico.

La costa campana, dunque, offre un panorama completo dell’offerta: si va dieci euro necessari sugli arenili meno gettonati all’obbligo di un tavolo al ristorante dello stabilimento con menu costosissimi. “La verità – spiega Riccardo Scarselli, patron del Bikini di Vico Equense e presidente onorario del Sib, sindacato italiano balneari – è che l’Europa sta facendo con la Bolkestein una forzatura incredibile. In tutto il continente ci sono solo 6/7 Paesi che adottano il sistema delle concessioni balneari. Questo significa che un tedesco può concorrere ad un’asta in Italia; un italiano non può fare la stessa cosa in Germania. E che dire poi delle false attese sui prezzi. Un imprenditore serio che investe diecimila euro all’anno in attrezzature deve rientrare del proprio capitale. Prezzi più bassi? Le aspettative saranno vane. È facile dire che lo Stato intasca poco, le tasse che pagano i gestori non vanno forse a rimpinguare le casse dello Stato?”.

Pochi chilometri più avanti, a Sorrento, c’è chi guarda con speranza al percorso parlamentare che la legge dovrà fare. In media qui si pagano venti euro per un lettino. “Ogni anno investiamo migliaia e migliaia di euro – spiega Francesco Leonelli di Leonelli Beach – per rinnovare le attrezzature che, vicino al mare, si logorano continuamente. Speriamo che in Parlamento si riesca a varare norme che tengono conto di queste cose”.

Traspare, invece, grande preoccupazione a Capri. Chiara, Ilaria a Mario Iacono sono i fortunati eredi di stabilimenti entrati nel mito come Luigi ai Faraglioni e la Canzone del Mare. A Capri come a Ischia e nei posti più esclusivi parlare di prezzi è difficilissimo. Ci sono le cabine in muratura fittate ad anni agli stessi clienti come vere e proprie villette sul mare e avventori quotidiani che pagano l’ingresso in cui è compreso anche il lettino. “Bisogna tutelare assolutamente – spiega Chiara, che si occupa più da vicino di Luigi ai Faraglioni, uno lido guadagnato dal suo avo Luigi pescatore per aver tolto dal piede di re Umberto le spine di un riccio – l’esperienza è la capacità di accogliere che è maturata nei decenni. L’ospitalità per un’isola come Capri è tutto. Saperla praticare è un bene prezioso di cui non si può non tenere conto. E poi c’è tutto un altro aspetto, quella della salvaguardia dell’immagine complessiva di un’isola come Capri. E di questo bisogna che tutte le istituzioni se ne facciano carico”.

Meno preoccupato è il conte Fulceri Camerini che da oltre 40 anni si occupa del Negombo uno dei paradisi dell’isola d’Ischia. “Ci vogliono anni – dice – per mettere a punto dispositivi che tengano nel giusto conto il valore della concessione, gli investimenti fatti, l’abbinamento commerciale, la professionalità messa in campo. Se dobbiamo andare a gara ci andremo. È bene sapere, però, che l’oro non cola, anzi non c’è. Qui si lavora dodici ore al giorno. Voglio proprio vedere questa grande corsa alle gare cosa produrrà”.

E nei centri più piccoli? Nel Cilento le realtà sono variegate. Così mentre Centola nel 2009 ha messo a bando le concessioni per 12 anni, a Camerota ci sono tante piccole aziende a conduzione familiare. “Abbiamo assegnato – dice il sindaco di Centola, Carmelo Stanziola – una trentina di concessioni con regolare bando e siamo pianamente soddisfatti dei risultati ottenuti”.

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