Con il passare dei giorni, dopo aver rimesso in asse il relitto, emerge con sempre maggiori certezze che il pool di assicurazioni, ormai proprietario di fatto dello scafo della Concordia, punta sulla città turca di Smirne per la demolizione.
Una decisione, evidentemente, presa da tempo se, come emerso nelle ultime ore, sarebbe stato noleggiato il battello semiaffondabile Vanguard per trasportare il relitto verso la sua destinazione finale. Noleggiare un battello di quelle dimensioni, per tre mesi, non lo si fa dall’oggi al domani, quindi si può ritenere che la decisione di portare la Concordia in Turchia sia già stata presa da tempo.
Nonostante ciò le notizie vengono fatte filtrare poco per volta per non frustrare di colpo le attese di Piombino e quelle del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che continua a ritenere possibile un adeguamento strutturale di tale porto entro la prossima estate. Rossi si appella ad una indicazione data dal governo Monti: indicazione che, evidentemente, prevedeva un porto attrezzato. A Piombino siamo ancora alla fase progettuale delle infrastrutture necessarie mentre è certo che la Concordia lascerà il Giglio per la prossima estate.
Ma se il ritardo di Piombino sembra incolmabile, presto anche Napoli uscirà definitivamente fuori dal giro di una operazione che vale almeno mezzo miliardo di euro. Nonostante la candidatura ufficiale avanzata dal governatore Stefano Caldoro, infatti, nessuna iniziativa è stata ancora presa dagli imprenditori privati che potrebbero essere interessati a un lavoro del genere. I cantieri di Napoli e quelli della Fincantieri di Castellammare hanno le attrezzature giuste: fino a questo momento, però, non è emersa quella volontà di mettersi insieme che è indispensabile per portare avanti un’operazione così impegnativa.
Neanche la Fincantieri sembra interessata più di tanto, almeno per quanto riguarda le infrastrutture disponibili nel Golfo di Napoli: lo stesso presidente Vincenzo Petrone, proprio a Napoli nei giorni scorsi, ha ribadito che la scelta, alla fine, ricadrà su chi sarà in grado di praticare i prezzi migliori. Petrone ha anche sottolineato che con la costruzione dei cassoni Castellammare ha già dato un grande contributo e che la Costa Concordia prima di essere demolita ha bisogno di una fase di preparazione allo smantellamento, anche questa molto complessa e lunga.
Insomma nessuno lo dice chiaramente ma sembra sempre di più delinearsi un impegno di Fincantieri nella fase di preparazione alla demolizione, cioè nel corso delle operazioni per l’eliminazione di tutte le sovrastrutture della nave, cosa che potrebbe avvenire nel porto di Palermo prima della partenza definitiva del relitto verso la destinazione finale, la Turchia, appunto.
Ma torniamo ai prezzi migliori. La scelta della Turchia è chiaramente ispirata da offerte economicamente vantaggiose. A parte il costo della mano d’opera, una grande incidenza è dovuta anche alle normative in materia di sicurezza e tutela ambientale le cui maglie sono nettamente più larghe rispetto a quelle in vigore in Italia. Bisogna ricordare, infatti, che una delle operazioni più a rischio è lo svuotamento dello scafo dove sono ancora ammassati enormi quantità di oli e detersivi. Senza dimenticare, poi, che anche sullo smaltimento dei materiali solidi recuperati a bordo esistono in Italia precisi vincoli ambientali che rendono le operazioni più sicure ma anche enormemente più costose.
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