Niente da fare per il dissequestro delle palazzine di via Monsignor Bonaventura Gargiulo a Sant’Agnello. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dall’ingegner Antonio Elefante. I giudici hanno chiarito che il Piano Casa si poteva applicare “agli ambiti la cui trasformazione urbanistica ed edilizia è subordinata alla cessione da parte dei proprietari di aree ed immobili da destinare ad edilizia residenziale sociale”. Invece, nel caso degli appartamenti realizzati nel cuore della penisola sorrentina “non era prevista cessione di immobili, ma solo vendita di alloggi, né cessione di aree”.
Il complesso immobiliare ritenuto totalmente abusivo dalla Procura di Torre Annunziata non può essere quindi dissequestrato, secondo la Cassazione, perché mancante del requisito della cessione degli immobili di edilizia sociale al Comune, che avrebbe poi dovuto provvedere alla locazione degli alloggi. Non ci sarebbe nulla di sociale, insomma, nell’operazione, ma si tratterebbe di edilizia privata. Intervento che in quella parte del territorio non poteva essere eseguito.
Lo conferma il fatto che la costruzione di quegli edifici non avrebbe soddisfatto una domanda di sostituzione di “vani malsani o sovraffollati”, che a Sant’Agnello di fatto non esistono. Così come non si può dire che l’area utilizzata per realizzare le case fosse degradata, visto che in precedenza ospitava un agrumeto.
Quanto evidenziato dalla Cassazione potrebbe avere un peso rilevante anche al processo che sta per ripartire dinanzi al tribunale di Torre Annunziata. Secondo la Procura oplontina che ha disposto il sequestro poche ore prima della consegna agli assegnatari, il complesso residenziale è stato costruito con autorizzazioni e permessi non regolari e senza tener conto delle norme paesaggistiche.
Al posto di un agrumeto sono stati realizzati 53 appartamenti, 67 box e diversi locali commerciali, in cui oggi abitano 37 famiglie, il cui eventuale sgombero è stato rinviato alla conclusione del processo.
