Il reportage: “Viaggio nell’inferno della Circumvesuviana”

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“Viaggio nell’inferno della Circumvesuviana”. Fino a pochi anni fa i titoli dei giornali più benevoli erano di questo tenore. Proviamo a rifarlo un viaggio, alla luce dei dati di Pendolaria 2018 di Legambiente e anche delle affermazioni di Umberto De Gregorio, il presidente dell’Eav che rivendica orgogliosamente i passi in avanti fatti negli ultimi tre anni.

Puntualità migliorata, nuovi treni ordinati, soppressioni di corse diminuite, stazioni più accoglienti. Vediamo. Andiamo da Sorrento a Napoli e ci fermiamo in alcune stazioni per verificare questi miglioramenti. Il treno è quello nato grigio e rosso ma ora i colori non si vedono più, le carrozze sono letteralmente avvolte in disegni che rendono i finestrini impermeabili anche alla luce del sole. Le porte si chiudono in perfetto orario. Non ci sono paratie divisorie tra gli scompartimenti. Niente riscaldamento col treno in marcia entra vento da tutte le parti.

“E per fortuna non piove – dice Mario, uno studente che frequenta il liceo scientifico di Sorrento – altrimenti bisognava aprire l’ombrello. A volte si formano pozzanghere e anche sedersi diventa un problema”. Mario scende a Meta, riusciamo a mostrargli i dati di Pendolaria. Ci consiglia di andare a vedere la stazione di Pioppaino, dove abita la sua fidanzata. La gente ha paura di entrare nella stazione. Da Meta si parte alla volta di Seiano. La prima galleria. Il frastuono diventa fortissimo, bisogna alzare la voce anche per parlare con il vicino.

Sul ponte di Seiano la stazione è una sorta di self service, si entra, si esce, non ci sono controlli di nessun genere. Come sul treno. Ormai i biglietti non li guarda più nessuno, sono le porte di accesso ai binari che obliterano i biglietti. Dove ci sono. Vico Equense, Castellammare ed ecco Via Nocera. Qui la libertà è assoluta. Dalla strada si va direttamente al treno e basta osservare i flussi dei passeggeri per capire che sono pochi, pochissimi quelli che passano dalla biglietteria.

Nei piani di ammodernamento questa stazione sarà cancellata, poco più avanti si sta costruendo quella nuova, che farà da terminale al doppio binario in arrivò da Pompei Villa dei Misteri. Di questo doppio binario si parla da decenni. A guardare il lavoro che resta da fare, probabilmente di anni dovranno passarne ancora molti. Ed eccoci a Pioppaino. Qui la realtà supera ogni immaginazione. I passeggeri che scendono dal treno per tornare a casa attraversano i binari. Per arrivare al ponte di attraversamento bisogna passare per l’interno della stazione.

È un vero e proprio regno per tossicodipendenti. Un ragazzo e una ragazza stanno preparando le dosi, utilizzano un accendino e una lattina di Coca cola. Per salire gli scalini siamo costretti a scavalcarli. Ormai è buio, anche l’illuminazione scarsa invita a trovare la strada alternativa sui binari per tornare a casa. Finalmente arriva un altro treno. È quello di ultima generazione, uno dei Metrostar che dovevano cambiare la vita dei pendolari della Circumvesuviana. Hanno raggiunto il risultato opposto. Hanno pochissimi posti a sedere, solo nei capolinea si riesce a beccare un seggiolino libero. Il viaggio bisogna farlo in piedi.

Saliamo insieme a Giovanni, un infermiere in pensione. “Volete vedere le stazioni in che stato sono? Venite con me due fermate e arriviamo. Eccoci qui. A Moregine”. Il racconto di Giovanni è meno duro dalla realtà. È una vera e propria stazione fantasma. L’erba dai binari ha raggiunto i marciapiedi. Buona parte della stazione è un deposito dei materiali che dovranno essere utilizzati per il doppio binario. Questa stazione è l’emblema dello spreco dell’Eav.

di Antonino Pane da Il Mattino

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