Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha incontrato ieri i sindaci di Capri e Anacapri, rispettivamente Paolo Falco e Franco Cerrotta, insieme ai tecnici della Gori, per discutere del piano approntato per evitare nuove emergenze idriche sull’isola come quella che meno di un mese fa ha interessato anche la penisola sorrentina dopo la rottura della condotta all’altezza di Castellammare di Stabia.
“La soluzione che garantirà in futuro cittadini e turisti di Capri è quella strutturale, che prevede il raddoppio della condotta che oggi porta l’acqua da Castellammare di Stabia all’isola: un’opera già finanziata per 35 milioni di euro e che necessita di 40 mesi per la sua realizzazione”, ha detto il prefetto.
“Naturalmente, in attesa di questa importante infrastruttura bisogna garantire la quotidianità del servizio all’isola di Capri, importante non solo per i cittadini ma anche per l’immagine positiva del nostro Paese di cui l’isola è portatrice – aggiunge di Bari -. Avevo chiesto un piano di emergenza che fosse all’altezza di eventuali interruzioni del servizio”.
E la Gori durante il summit di ieri ha presentato un piano dettagliato che si articola in cinque punti: una o due navi cisterna per garantire l’approvvigionamento quotidiano attivabili da settembre, venti autobotti nell’immediatezza, un centro di coordinamento per le emergenze e i disservizi, uno stoccaggio di acqua potabile e, infine, un adeguato piano per garantire la fornitura alle cosiddette utenze sensibili (scuole, ospedali, ecc.). Il tutto va raccordato con i provvedimenti che i sindaci di Capri e Anacapri devono adottare per una pianificazione e razionalizzazione dei consumi idrici. Quindi, in caso di emergenza, l’acqua deve essere utilizzata esclusivamente per scopi potabili o igienico/sanitari.
Resta da approfondire l’ipotesi strutturale dell’installazione di un dissalatore: progetto complesso e molto costoso che avrà bisogno di opportune verifiche sia da un punto di vista tecnico, ambientale, sia dal punto di vista paesaggistico e, infine, per i suoi alti costi di esercizio peri a circa 3 milioni di euro all’anno dovuti anche ai rilevanti consumi energetici.