Crisi idrica penisola sorrentina e Capri, le soluzioni di Israele

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Confronto in videoconferenza per individuare possibili soluzioni alla crisi idrica che attanaglia la penisola sorrentina e l’isola di Capri. Esigenza emersa dopo l’emergenza esplosa nelle scorse settimane a causa della rottura dalla condotta di adduzione Dn600 a Castellammare di Stabia che ha lasciato parte dei Comuni della costiera e l’isola azzurra senza acqua. Per evitare che quanto accaduto possa ripetersi si guarda all’esperienza israeliana.

L’incontro ha visto la partecipazione del sindaco di Anacapri, Franco Cerrotta, del suo collega di Capri, Paolo Falco, e dell’assessore alle Risorse idriche e all’Ambiente di Sorrento, Ilaria Di Leva. Con loro Raffaele Coppola, coordinatore del distretto sarnese vesuviano dell’Ente Idrico Campano e Andrea Palomba, responsabile Investimenti Gori spa.

Per gli israeliani c’erano Yechezkel Lifshitz, direttore generale della Water Authority d’Israele, responsabile nazionale della gestione, funzionamento, della conservazione e del ripristino delle risorse idriche naturali del Paese. Lifshitz, il general manager della Water Corporation Division, Omer Vardi, e Ori Shabat e Itai Sagi – rispettivamente direttore delle Risorse strategiche e dello Sviluppo delle infrastrutture idriche e fognarie comunali – i quali hanno illustrato il ventaglio di soluzioni applicabili alle realtà italiane.

Il motivo per cui oggi Israele è l’unico Paese semi-arido ad avere eccedenze idriche, come spiega Giuseppe Crimaldi su Il Mattino, è la sua ampia concentrazione di alta tecnologia, per un valore da 2,4 miliardi di dollari di export all’anno e 169 aziende e start-up innovative che nel Paese sono attive nel monitoraggio delle infrastrutture, nella generazione (e rigenerazione) dell’acqua, nel suo trattamento e riuso e nella gestione della rete idrica.

Dalla tecnica dell’irrigazione “goccia a goccia” alla desalinizzazione dell’acqua marina in un modo molto più ecologico rispetto ad altre tecniche usate fino ad allora, e anche meno costoso; dal recupero e trattamento delle acque reflue, cioè le acque di scarico (che in Israele riesce a riciclare fino all’85-90%) all’abbattimento degli sprechi: in Italia le perdite fisiologiche delle condutture idriche è oltre il 40%, in Israele appena l’8. Un’azienda israeliana distribuisce sensori sulla rete idrica e impiega una piattaforma di analisi dati, che permettono di rilevare con precisione la localizzazione delle perdite e seguirne l’evoluzione fino alla riparazione.

Poi c’è la ciliegina finale sulla torta: già, perché Israele ha compiuto anche un altro grande miracolo tecnologico riuscendo a trasformare l’umidità dell’aria in acqua. Tutte soluzioni che per ampie aree del nostro Mezzogiorno (ma non solo) potrebbero significare una svolta definitiva contro le emergenze legate all’acqua.

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