Chiusura termovalorizzatore di Acerra, si rischia nuova crisi rifiuti

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Il programmato stop del termovalorizzatore di Acerra rischia di provocare una nuova emergenza rifiuti in provincia di Napoli. Domani è in programma la conferenza dei servizi che dovrebbe mettere a punto il piano per consentire di superare senza difficoltà il temporaneo blocco dell’impianto. Ma ad ora nessuno dei comuni interpellati da Sapna (la società di smaltimento della Città Metropolitana di napoli) per ospitare i siti di stoccaggio si è detto disponibile. Anzi le amministrazioni di Caivano, Casalduni e Marigliano hanno già opposto un fermo diniego. E, almeno al momento, non si intravedono alternative.

La chiusura del termovalorizzatore di Acerra obbligherà a conservare 71mila tonnellate di spazzatura che non potranno essere bruciate subito. Normalmente si organizzerebbero siti di stoccaggio e di trasferenza per fare fronte alle emergenze. Ma in Campania la situazione non è così semplice. I siti che si vorrebbe utilizzare, infatti, hanno ospitato le cosiddette ecoballe, cioè la spazzatura impacchettata, per più di dieci anni e temono di doverlo fare per altri dieci visto che solitamente non si riesce a smaltire correttamente nemmeno la spazzatura che si produce giorno per giorno.

Tanto che continuano i trasferimenti fuori regione. Un sistema di smaltimento sanzionato dall’Europa che impone una multa da 120 mila euro al giorno. Sanzioni che, ovviamente, ricadono sui cittadini che, oltre a dover fare la raccolta differenziata (almeno per quanto riguarda la costiera sorrentina dove il porta a porta funziona abbastanza bene) si trovano anche con ulteriori balzelli da pagare.

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