CAPRI. Una barriera costituita da barche di tutte le dimensioni, dai maxiyacht ai piccoli natanti da diporto. Tutti i giorni Capri si ritrova assediata via mare. Una situazione che vede gli amministratori pubblici inerti, consapevoli che bloccare i flussi significherebbe limitare l’approdo anche a tanti facoltosi turisti che prendono d’assalto locali e negozi.
Per questo il dibattito diventa sempre più acceso. L’isola azzurra, infatti, non ha ancora un’area marina protetta (a differenza di Ischia e Procida e della costiera sorrentina) e secondo gli ambientalisti la presenza di quelle imbarcazioni a motore mette a rischio l’equilibrio dell’ecosistema marino.
“Il danno più grande – rileva Rosalba Giugni, presidente di Marevivo – è provocato dalle ancore, che distruggono i fondali: non a caso la posidonia, la pianta acquatica che sino a qualche anno fa proliferava, oggi è quasi del tutto estinta, così come gli organismi che vivono su rocce e scogli sotto il livello del mare”.
Gli ambientalisti, pertanto, chiedono di far rispettare i limiti di velocità e, soprattutto, che venga vietato l’accesso a motore acceso nelle grotte ed anfratti che costeggiano Capri. Al momento l’ormeggio è consentito oltre i 200 metri di distanza dalle spiagge e i 100 dalle coste a picco sul mare, a meno che queste non siano interessate da ordinanze di interdizione per il rischio di frane. Nell’ultimo weekend la Capitaneria di Porto dell’isola ha elevato una decina di multe a diportisti che si sono avvicinati troppo alla costa, ad alcuni che avevano superato il numero dei passeggeri previsti a bordo e ad altri per eccesso di velocità in mare.