PIANO DI SORRENTO. Per il processo contro i presunti “fannulloni”, il Comune ha deciso di non costituirsi parte civile. Ciò proprio in vista del giudizio che si aprirà domani al Tribunale di Torre Annunziata. Certo, l’ultima parola ci sarà soltanto quando arriverà una sentenza definitiva.
Comunque la decisione di evitare il processo fa discutere. Nel cuore dell’amministrazione c’è chi avrebbe preferito puntare alla costituzione di parte civile contro gli otto imputati: Salvatore Pollio, all’epoca istruttore dell’ufficio scuola; Immacolata Di Nota, moglie dell’autista dell’ente municipale di piazza Cota Luigi Carotenuto, anche lui a giudizio; Rosario De Luca, centralinista in forza al municipio; Antonino Aversa, istruttore dell’ufficio Stato civile; Antonino Valcaccia, esecutore; Carlo Pepe, dirigente dell’ufficio Cultura e Michele Esposito, messo notificatore.
Lo scandalo scoppiò due anni fa quando i carabinieri – coordinati nell’inchiesta dalla Procura della Repubblica – notificarono 5 ordinanze di custodia cautelare per Aversa, Carotenuto, Valcaccia, Pepe ed Esposito per cui il giudice delle indagini preliminari Emma Aufieri – inizialmente – stabilì l’obbligo di firma alla polizia giudiziaria. Per Pollio, Di Nota e De Luca, invece, nessun provvedimento: la loro posizione fu ritenuta molto più leggera dagli inquirenti tanto che il pubblico ministero titolare del caso, Emilio Prisco, non richiese al gip l’applicazione di alcuna misura.
I carabinieri ci vollero vedere chiaro e andarono fino in fondo a una storia sfociata nel processo per 7 impiegati dell’ente di piazza Cota. Pedinamenti, controlli incrociati, verifiche, appostamenti, acquisizione di badge e anche una vasta gamma di registrazioni video resasi necessaria per incastrare i presunti assenteisti. Che secondo la ricostruzione degli inquirenti timbravano regolarmente il cartellino, salvo allontanarsi dal posto di lavoro.