MASSA LUBRENSE. E’ scontro tra associazioni ambientaliste e amministrazione comunale in merito al progetto di recupero della Via Minervia, l’antico percorso che attraversa il sito di Punta Campanella. Un intervento che, secondo i responsabili locali di Wwf, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Centro studi Marion Crawford ed il gruppo Salviamo il Paesaggio, “è inadeguato e lesivo rispetto ai valori storici, archeologici e paesaggistici del comprensorio”. Per questo motivo dalle associazioni è partita una lettera – con allegato un dettagliato dossier fotografico – indirizzata al ministro per i Beni Culturali ed il Turismo, Dario Franceschini, al suo sottosegretario, Ilaria Borletti Buitoni, nonché ai soprintendenti per Napoli e Provincia Teresa Elena Cinquantaquattro (Beni archeologici) e Luciano Garella (Belle arti e Paesaggio) ed al Fai.
Di seguito il testo integrale della lettera:
“Le scriventi associazioni portano a conoscenza delle SS.LL. che il Comune di Massa Lubrense (Na) ha messo in esecuzione, nell’area estrema della penisola sorrentina, il completo rifacimento della Via Minervia facente parte del sito archeologico di Punta Campanella e ciò in virtù di un progetto, finanziato con fondi europei, redatto ed approvato in violazione della normativa di tutela territoriale e paesistica vigente. Tale iniziativa ha sollevato dubbi e perplessità nell’opinione pubblica e veementi reazioni e proteste sulla stampa da parte di intellettuali ed associazioni.
Le previsioni del progetto risultano fortemente inadeguate e lesive rispetto ai valori storici, archeologici e paesaggistici del comprensorio. L’impostazione è quella classica: si premette il grande valore storico ambientale e paesaggistico del sito, se ne enfatizza l’enorme spessore culturale e nello stesso tempo, con le previsioni esecutive, una volta attuate, proprio quei valori e quel potenziale si mortifica e il più delle volte si distrugge. Tutte le opere pubbliche (e private) che hanno sconvolto il nostro territorio riportano questa premessa tesa a dimostrare (inesistenti) sensibilità e (finta) consapevolezza al cospetto dell’opinione pubblica e, soprattutto, di coloro che quei progetti dovranno valutare e approvare.
Il progetto in parola non sfugge a questa regola ampiamente sperimentata negli ultimi decenni, pregna di ambiguità e ipocrisia. In questo caso, a sostegno del grande valore del sito, nella stessa relazione generale si riporta puntualmente l’elenco di tutti i vincoli imposti sulla località dalla copiosa produzione di leggi, piani territoriali e strumenti urbanistici, salvo poi a prevedere nei dettagli della progettazione opere e interventi che quei vincoli puntualmente andranno a violare! Ed è successo proprio così: ambiguità fuorviante per l’opinione pubblica e per coloro chiamati a valutare, approvare e finanziare. Tuttavia basta leggere le carte con un minimo di attenzione per comprendere i reali obbiettivi, che travolgendo le norme, si intendono conseguire. Ambiguità a partire dal titolo del progetto che recita: “Restauro manufatti ed abbattimento barriere architettoniche di via Campanella”; continuando a leggere si capisce benissimo che non si tratterà di “restauro” e che il riferimento alle barriere architettoniche nasconde fini diversi circa la futura destinazione d’uso del complesso.
Ma procediamo con ordine. Diciamo subito ciò che la normativa ESCLUDE dagli interventi ammessi nella Zona Territoriale 13 del Piano Urbanistico Territoriale (PUT- L.R. 35/1987); lo ricaviamo sempre dalla stessa ‘Relazione generale’ dove è scritto a proposito della Zona 13: “ 1) – impedire l’edificazione in qualsiasi forma, sia pubblica che privata; 2) – impedire la modificazione del suolo e della vegetazione arborea; 3) – impedire l’attraversamento di strade, di elettrodotti e di altri vettori; 4) – consentire l’uso pubblico, che dovrà essere regolamentato al fine di salvaguardare l’integrità del complesso”. Il PRG comunale conferma e puntualizza tali limiti.
Già dal progetto, ma ancora di più ed in maniera eclatante, dai lavori in corso, si rileva come le opere previste non configurino un innocuo e meritevole “restauro” bensì vere e proprie opere di “edificazione”, poiché sono proprio opere edilizie la nuova configurazione e, in alcuni tratti, l’allargamento della sede stradale realizzata in calcestruzzo con ivi murature di sottoscarpa, muri di contenimento, varchi di accesso e nuovi parapetti, il tutto eseguito con impiego di cemento armato realizzato con la tecnica dal ‘sandwich’ dove il cemento è foderato con schegge di pietrame di ignota provenienza comunque estraneo al contesto; infine i sottoservizi in cui si realizzano proprio “elettrodotti ed altri vettori” esclusi dalla legge. Tutto questo in plateale violazione della norma sopra richiamata ed in spregio agli elementari criteri del corretto restauro tanto pomposamente indicato in epigrafe.
Sarebbe bastato che i promotori e il progettista si fossero affacciati appena al di là nella Baia di Ieranto per vedere ciò che si intende per corretto “restauro”. A Ieranto, a cura del FAI – Fondo Ambiente Italiano, sono stati restaurati, con le tecniche corrette, centinaia di metri di muri a secco; è stata restaurata la torre di Montalto, gli edifici rurali, quelli della cava e la vegetazione, offerti poi ad una fruizione coerente e consapevole. Ma questo non è il modello preferito dall’amministrazione di Massa Lubrense; troppo distanti, per mentalità e cultura sono apparsi la proprietà (il Fai) e la progettazione (Università di Cagliari). Ma questa, purtroppo, è un’altra storia.
E veniamo all’altra indicazione del titolo, cioè l’ “abbattimento delle barriere architettoniche”. Intanto nel progetto mai si fa cenno alla classificazione della via della Campanella e mai si fa riferimento all’uso “pedonale” fin’ora praticato, si ammette pero che gran parte di essa “conserva il carattere di mulattiera” (pag.4). Si omette inoltre di includere la sede stradale fra i “gioielli” della località quando si elencano come tali: la scritta osca, gli approdi, la torre ecc. (pag.16) E la strada? Essa non è forse un reperto archeologico da tutelare come via dell’Abbondanza a Pompei o la via Appia Antica a Roma?
Eppure ha ricordato che essa rappresenta l’ultimo tratto della viabilità dell’Impero romano nella mitica pianta Pheuntingeriana. Intanto oltre a dotare la strada di sottoservizi per l’alimentazione idrica, elettrica e telefonica (espressamente vietati dalla legge, anche se il progetto, consapevole di ciò, si affretta a precisare che saranno collocati “solo i tubi”. In attuazione di tale previsione i lavori in corso stanno spianando la carreggiata a favore delle motocarrozzette dei disabili il che, strumentalizzando un reale disagio sociale ampiamente ignorato nei centri abitati, aprirà inevitabilmente la strada ai mezzi meccanici quali scooter, motoape, jeep e autovetture, immettendo così quegli elementi (e non saranno i soli) che connoteranno la sconvolgente urbanizzazione del luogo.
Dell’importo di 3.220.000 euro più di un milione sarà impiegato per la trasformazione d’uso della torre angioina di punta Campanella, infatti il progetto prevede per quel monumento la dotazione di servizi funzionali all’allestimento di mostre, conferenze, uffici turistici ed altre attività non meglio precisate; naturalmente il tutto collegato con le reti idriche, elettriche e telefoniche di cui innanzi, così come dettagliato nelle tavole che il progetto riserva all’impiantistica dove ci si aspetta di leggere degli inevitabili, perché consequenziali, scarichi fognari.
Tutto quanto sopra evidenziato e considerato costituisce inammissibile e illegittima trasformazione urbanistica che, travolgendo le precise indicazioni della legge regionale n°35/1987 (PUT) e PRG produrrà danno irreversibile ad un sito censito dall’Unesco fra i beni “patrimonio dell’umanità”, come (solo per captatio benevolentiae) segnalato negli atti progettuali .
Ancora una volta si esprime una consapevolezza smentita dai risultati che, inevitabilmente, porteranno inquinamento luminoso, acustico e dell’aria, annullando così le armonie del mare e della natura insieme ai profumi e gli aromi della ‘macchia’ che sono, insieme ai valori culturali di cui si è detto, gli elementi caratterizzanti e irripetibili di una natura ancora incontaminata.
Va fatto rilevare a tale proposito come l’area, oltre ai vari vincoli paesaggistico-archeologici a cui è assoggettata, è inserita anche in un Sito di Interesse Comunitario (SIC – IT8030024) e in Zona a Protezione Speciale (ZPS) proprio per la presenza di elementi vegetazionali endemici e rari. Tra tali essenze, tutelate dalla Legge Reg. n°40/1994, rientrano a pieno titolo le Orchidee spontanee primaverili (Orchidaceae), alcune delle quali, sebbene non evidenti nel periodo estivo per ragioni vegetative, sono state eliminate durante i lavori in corso di demolizione delle murature a secco.
Alla fine ci si chiede perché un tale sproposito sia stato concepito e approvato; si è trattato di distrazione? di incompetenza? di ignoranza? Nulla di tutto questo, la ragione risiede, a giudizio delle scriventi associazioni, nella incapacità di individuare coerenti modelli di sviluppo innovativi e compatibili con il grande potenziale offerto da siti come quello di Punta Campanella. Si rincorre invece un modello di sfruttamento consumistico ampiamente sperimentato negli ultimi decenni che ha sconvolto gran parte del territorio della penisola sorrentina.
Ci si chiede ancora se il progetto in fase di attuazione sulla via Minervia costituisca premessa e modello per l’annunciato nuovo “sentiero” a prolungamento della stessa via verso la Baia di Ieranto con cui si intende realizzare un anello di collegamento, attraverso la località Rezzaro e proprietà del FAI, con il villaggio di Nerano. Stupisce in questa operazione il coinvolgimento del Fai – Fondo Ambiente Italiano (pag.17) di cui conosciamo l’attenzione e la cura riservata alla sua limitrofa proprietà. Ma questo attiene al futuro e chiederemo anche al Fai se trattasi di un reale positivo contributo o, invece, solo una pretesa copertura su operazioni tradizionalmente estranee alla benemerita Fondazione.
Intanto le sottoscritte associazioni si rivolgono alle SS.LL. confidando in un sollecito autorevole intervento nell’interesse del comprensorio di Punta Campanella e nello stesso tempo chiedono l’immediata sospensione delle opere in corso con il relativo adeguamento del progetto al rispetto dei luoghi e alla normativa di tutela”.