Maltrattamenti ai bimbi al campo scuola, a giudizio prete e catechista

bimbi-picchiati

SORRENTO. La chiesa della penisola nella bufera a causa di un sacerdote ed un catechista accusati di aver malmenato 15 bambini durante un campo scuola a Campo Felice, in Abruzzo. Il prossimo mese di gennaio, infatti, prenderà il via il processo nei confronti dei due, entrambi di Sorrento. Ieri il gup del Tribunale de L’Aquila ha disposto il rinvio a giudizio per l’animatore parrocchiale, imputato di maltrattamenti e percosse e per il prete, che nulla avrebbe fatto per evitare i soprusi ai danni dei ragazzini.

La vicenda risale all’estate del 2012, quando la parrocchia di Sorrento organizzò un ritiro per i bambini a Campo Felice. Secondo la ricostruzione ipotizzata dai pm e avallata dal gup de L’Aquila, però, il campo scuola si sarebbe trasformato ben presto in un incubo: tre animatori non avrebbero esitato a frustare i bambini con le cinture dei pantaloni per ottenere più obbedienza e partecipazione alle attività organizzate dalla parrocchia. Il risultato? Ferite nell’animo e segni indelebili sulla schiena. Proprio come quelli riportati da un bambino di soli nove anni che, una volta tornato a casa, ha raccontato alla madre gli atti di bullismo subiti durante la vacanza. Stesso discorso per un altro ragazzino che non ha esitato a descrivere le angherie subite per mano dei catechisti.

Gli episodi riferiti dai bambini prima ai genitori e poi ai magistrati abruzzesi sono da film horror. In alcuni casi le piccole vittime sarebbero state costrette a poggiare le mani sul letto per incassare pugni e frustate. Il tutto senza la possibilità di ribellarsi: quanti protestavano o minacciavano di raccontare tutto ai genitori venivano bollati come “femminielli”.

“Cominciavano a frustarci non appena ci svegliavamo. Usavano la cintura dei pantaloni oppure ci prendevano a pugni”: parola più o parola meno è questo il racconto-choc fatto da uno dei piccoli che ha preso parte al ritiro parrocchiale di Campo Felice. Dal resoconto suo e di un amichetto ha preso il via l’indagine coordinata dalla Procura del L’Aquila. Secondo quanto riferito dalla gran parte dei bambini, i maltrattamenti e le percosse sarebbero cominciati a prima mattina. “Ti do 25 pugni oppure dieci cinghiate”: questo sarebbe stato il “buongiorno” dei quattro catechisti ai bambini. In un’altra circostanza ai piccoli sarebbe stata rivolta una diversa proposta: “Facciamo un giochino: volete 70 cinghiate oppure ve le divido?”.

Ma non finisce qui. Stando a quanto contenuto negli atti di indagine, i catechisti avrebbero persino litigato tra loro per scegliere le cinture con le quali frustare le vittime. A un tratto, però, due bambini hanno detto basta. Tornati a casa hanno riferito tutto ai rispettivi genitori che poi hanno sporto denuncia. In breve tempo le famiglie di altri 15 ragazzini di Sorrento hanno deciso di segnalare la vicenda alla magistratura e alle forze dell’ordine. Nel corso delle indagini sono state ascoltate tutte le vittime delle presunte violenze: elementi consistenti che hanno spinto la Procura a chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati. Alla fine il gup ha ordinato il processo soltanto per un catechista, ora imputato di maltrattamenti e percosse aggravate dalla “posizione dominante” ricoperta nei confronti dei bambini. A giudizio anche il sacerdote per il quale è stata ravvisata una “culpa in vigilando”: in altre parole, non avrebbe controllato o poco avrebbe fatto per sottrarre i ragazzini alle percosse e ai maltrattamenti. Stralciata, invece, la posizione di altri due catechisti che all’epoca dei fatti erano ancora minorenni.

L’inquietante vicenda aveva scatenato polemiche e sospetti in tutta la penisola sorrentina un anno dopo il ritiro di Campo Felice. Nel 2013, infatti, dalla Procura de L’Aquila era trapelata la notizia dell’indagine a carico dei catechisti e del sacerdote. Alcuni genitori avevano persino deciso di impedire ai rispettivi figli la partecipazione ai campi scuola: un modo per scongiurare il pericolo delle sevizie di cui, in città, tutti avevano cominciato a parlare insistentemente. La vicenda era stata pressoché cancellata dalla memoria collettiva, fino a quando il gup del Tribunale dell’Aquila non ha disposto il rinvio a giudizio per il sacerdote e per uno dei catechisti precedentemente indagati. Ecco perché, adesso, molti si abbandonano a commenti durissimi: “Ormai non possiamo fidarci più nemmeno della chiesa – sottolinea il genitore di un bambino che ha preso parte a più di un ritiro parrocchiale –. Un tempo sacerdoti e catechisti erano un punto di riferimento sia per i ragazzi sia per le famiglie. Adesso non è più così”. Per i più garantisti, invece, “bisogna aspettare la sentenza prima di sparare giudizi su persone che si sono sempre impegnate onestamente per i fedeli e soprattutto per i bambini di Sorrento”.

Intanto dalla Curia di Sorrento e dall’entourage dell’arcivescovo Francesco Alfano trapela solo un secco “no comment”.

 

 

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