La lunga ed intricata vicenda giudiziaria che si trascina da quasi mezzo secolo e coinvolge il Comune di Vico Equense, la Regione Campania e i proprietari degli appartamenti delle cooperative “Domus Aequana” e “L’Ulivo” rappresenta una dolorosa dimostrazione di come errori amministrativi possano minare la serenità emotiva e la stabilità economica delle famiglie.
Ad oggi, gli attuali proprietari si trovano a fronteggiare un debito che sfiora i 4 milioni e 200mila euro. Una somma spropositata che grava su famiglie estranee alla vicenda originaria. Eppure, il Comune era ben consapevole che le cooperative non avessero alcuna responsabilità diretta: nel 2011, infatti, l’allora sindaco Gennaro Cinque inviò alla Regione Campania un “atto di messa in mora” per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali causati dalla viziata gestione amministrativa per l’approvazione del Peep, poi annullato.
Le famiglie coinvolte vivono una realtà destabilizzante. Una delibera comunale che avrebbe potuto ridurre il debito a poco più di 600mila euro venne adottata fuori tempo massimo. L’acquisizione sanante fu disposta dal Comune solo dopo la sentenza della Cassazione del 2013, che chiuse il giudizio civile con l’espropriato. Se l’amministrazione avesse agito prima, la cifra sarebbe stata quella calcolata dal Comune stesso: circa 620 mila euro. Le cooperative non erano neanche parti in causa nella controversia.
Questa discrepanza temporale ha innescato un nuovo fronte legale. Al Tribunale di Torre Annunziata è pendente un giudizio per accertare le responsabilità di Regione e Comune. Se i soci delle cooperative dovessero ottenere ragione, il debito verrebbe azzerato o ridotto a 620 mila euro. «Una differenza che evidenzia l’approssimazione con cui il Comune ha gestito la questione – evidenziano alcuni degli assegnatari degli alloggi -. La dottoressa Cristina Longo, incaricata della gestione della vertenza, ha ora la possibilità di porre fine ad un contenzioso che si trascina da oltre 40 anni e riportare la serenità nelle famiglie coinvolte”.
Nel frattempo, i proprietari hanno richiesto un risarcimento danni di 4.189.433,17 euro, pari a quanto versato dal Comune all’espropriato per l’acquisto del terreno, interessi e rivalutazione monetaria. É opportuno ricordare che i danni cagionati al privato derivano da un piano edilizio (Peep), poi annullato, avviato dal Comune con criteri ormai obsoleti, basati su stime demografiche risalenti al 1951. Questo grave errore amministrativo, stigmatizzato dal Tar Campania nella sentenza n. 17/1988, ha avuto conseguenze devastanti.
“La leggerezza dell’amministrazione pubblica non solo ha generato danni patrimoniali, ma ha compromesso la pace emotiva di chi si è ritrovato travolto da scelte inadeguate – spiegano ancora i soci delle cooperative -. Le famiglie, spesso eredi o nuovi acquirenti, si trovano oggi ad affrontare un debito sproporzionato e insostenibile per questioni che non hanno mai riguardato la loro condotta”.
Nonostante l’evidente responsabilità, il Comune ha continuato a prolungare il contenzioso, riversando poi sugli aventi causa delle cooperative gli effetti di una condotta imprudente. Ora, il risarcimento richiesto è visto come l’unica speranza di giustizia.
“Questa vicenda non è solo un monito sulla necessità di maggiore efficienza amministrativa, ma anche un richiamo all’urgenza di tutelare i cittadini da simili tragedie burocratiche – concludono i 27 inquilini dei complessi immobiliari di via Le Pietre -. Il risarcimento non rappresenta solo un atto compensativo: è un passo indispensabile per ristabilire la fiducia nelle istituzioni e porre fine a una dolorosa e ingiusta odissea”.