Un “malato” del Napoli ci scrive…

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Abbiamo ricevuto una mail da uno dei nostri utenti-lettori che, da quanto ha scritto, nutre una passione viscerale nei confronti del Napoli. Pensiamo che possa interessare quanti condividono lo stesso amore per i colori azzurri e per questo abbiamo deciso di pubblicarla integralmente per rivivere la storia esaltante di questi anni:

“Se ora vi dicessi di pensare ad un colore. Che so, di pensare all’azzurro… 2 Agosto 2004, la Società Sportiva Calcio Napoli non esiste più. Cominciano anni bui, difficili. Terribilmente. Anni in cui quel colore viene trascinato sui campetti di periferia. “Giulianova e Manfredonia, quante offese alla nostra storia”, cantano i tifosi, i “malati”. Ma il 2 Agosto non è la fine, ma soltanto l’inizio di un nuovo capitolo della nostra storia. Primo fotogramma. Passano gli anni, passano i giocatori, passano i dirigenti, ma non passa quella spasmodica, quasi viscerale, voglia di azzurro. Cominciano ad arrivare i risultati. Due promozioni, l’Europa League, la Champions. Il Napoli è vivo, eccome se lo è.

Secondo fotogramma. Ed eccoci qui, dopo 9 anni, con una coppa Italia cucita sul petto ed un saldo secondo posto in classifica. Già, lì davanti, a soli tre punti c’è la Juventus. L’odiata, odiatissima, “Vecchia Signora”. Una città impazzisce di gioia per i suoi “fenomeni”. Due su tutti: Edinson Cavani e Marek Hamsik. Simboli, questi ultimi, di un calcio moderno, innovativo. Ma simboli soprattutto di una città, per tanti aspetti in ginocchio, capace di dimenticare tutti i soprusi, tutte le difficoltà, tutte le dannate ingiustizie subite negli anni. Professionisti esemplari, innamorati del Napoli ma, soprattutto, di Napoli.

Terzo fotogramma. Ecco, io non saprei ben definire quelle che sono le sensazioni del momento. Non so spiegarvi cosa si prova a tifare Napoli. Nessuno può farlo. Non so farvi capire cosa vuol dire gioire per un gol del tuo Capitano che, dopo essere stato catapultato all’inferno, corre sotto la “A”, con gli occhi lucidi. In realtà non so neanche spiegarvi cosa vuol dire ritrovarsi sempre lì, in quella curva. Stesso posto, stessa ora. Questa è una cosa che lascio fare agli altri. Io mi limito a godere della fortuna, sì la fortuna, di essere un tifoso azzurro, un malato appunto.

Quarto fotogramma. Cosa succederà nei prossimi mesi non è dato saperlo, e forse, dico forse, è anche meglio così. Di una cosa però sono certo, Napoli ed il Napoli non smetteranno mai di crederci. Mai. Siamo fatti così, ci piace sognare. Che poi in fin dei conti lo sappiamo tutti, il primo marzo sta arrivando”.

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