Un albero si schianta lungo i viali di piazza Lauro

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SORRENTO. Ancora un albero che si abbatte all’improvviso rischiando di provocare una tragedia. E ancora una volta lo scenario è quello di piazza Lauro. Questa volta, però, l’aiuola è quella che si trova all’interno del marciapiedi che costeggia via Correale, a pochi metri dal parcheggio Lauro. Subito dopo lo schianto il presidente della locale sezione del Wwf, Claudio d’Esposito, ha emesso una nota che è un nuovo atto d’accusa nei confronti dell’amministrazione e degli agronomi che effettuano le perizie di queste alberature.

Di seguito il testo del comunicato:

Sorrento pare non voler proprio perdere il suo triste primato di “terra dove cadono gli alberi”.

Stavolta è lo stesso agronomo Linda Guarracino che, per conto dell’amministrazione, in una nota del 9 maggio segnala un problema ad un esemplare di ficus tale da indurre il dirigente del III Dipartimento Ing. Alfonso Donadio a chiederne (in data 20 giugno) il taglio a raso con estrema urgenza, salvo poi, all’atto degli interventi nella piazza, eliminare tutte le piante della lista ma non l’albero di ficus che, a distanza di poco tempo crolla.

Nel settore del verde pubblico negli ultimi anni si va avanti a tentativi ed errori, con un ingente stillicidio di risorse economiche necessarie per l’assoldamento di periti e tecnici, che sfornano condanne a morte e perizie agronomiche il più delle volte approssimative o superficiali e, spesso, in contrasto tra loro.

A Sorrento sono caduti negli ultimi anni tanti, troppi alberi, ed altrettanti ne sono stati abbattuti nell’ottica della somma urgenza per millantati pericoli, avallati e documentati da superficiali e discutibili perizie spesso di sole poche righe. La realtà è che si è persa la capacità di collegare le cause agli effetti e di saper pianificare e affrontare in modo razionale, scientifico e disinteressato la materia.

In alcuni casi è sufficiente una qualsiasi non meglio precisata segnalazione di un anonimo per far abbattere con urgenza gli alberi (un robusto Tiglio posto in via Caruso di fronte l’Hotel Plaza fu ritenuto all’improvviso “pericoloso” per una segnalazione di un anonimo, lo stesso anonimo che si accorse che il Pino della Villa Comunale era inclinato (ndr. almeno dall’inizio del ‘900). Ma stavolta sulla necessità di abbattere quel ficus si era espresso lo stesso agronomo comunale.

E’ ancora vivo il ricordo della grossa Aloe, schiantatasi all’improvviso col suo tronco scultoreo nell’aiuola all’ingresso di piazza Lauro nell’ottobre del 2013. Col senno di poi fu possibile accertare che la pianta crollata manifestava segni evidenti di marcescenza alle radici e all’interno del tronco e aveva perso ogni capacità di ancoraggio al suolo. Ma come è potuto accadere? L’Aloe barberae era una pianta originaria delle regioni orientali del Sud Africa, il suo habitat sono le foreste subtropicali costiere e le valli secche e cresce in terreni drenati e su pendi soleggiati. Il clima caldo umido e piovoso di Sorrento aveva favorito la sua crescita, ma l’allocazione del prato alla base e dell’impianto d’irrigazione per un continuo apporto irriguo, senza considerare i danni alle radici dell’aloe al momento della lavorazione del terreno con la motozappa, ha creato i presupposti negli anni per l’insorgere del marciume radicale.

“Somma urgenza” e “ad horas” sembrano essere le parole chiavi dell’amministrazione sorrentina che si è trovata all’improvviso a fronteggiare una situazione difficile, in una città dove gli alberi sembrano crollare senza apparente motivo. Per risolvere il problema, negli anni passati, si misero immediatamente in azione le motoseghe ovunque e in ogni strada. Anche in questo caso la medicina rischia di essere peggiore del male. Nonostante le rassicurazioni degli agronomi, accorsi come le api sul miele a decretare gli interventi da farsi in somma urgenza, gli alberi a Sorrento ancora cadono.

Cadono perché talvolta ci si è affidati più a commercianti di piante che a giardinieri esperti, cadono perché si è intervenuti con assurde potature, cadono perché vengono trascurati, sabotati, fatti ammalare. Dopo il crollo del ramo della Fitolacca in piazza Lauro, in cui un’errata potatura aveva causato una grave marcescenza all’interno del legno, cosa si è pensato di fare? Di effettuare tagli e ferite anche su tutti gli altri alberi, non solo dove ce ne era bisogno, andando a creare le condizioni in futuro per farli ammalare e renderli pericolosi? Tanto chi avrà la capacità, fra 5 o 10 anni, di collegare le cause agli effetti?

Ora che tutti guardano con sollievo e soddisfazione alla “fitolacca rinata” nessuno però si pone il problema della stabilità strutturale di quei folti rami affastellati nati, per reazione di sopravvivenza della pianta, su di una vasta ferita da taglio delle branche primarie.

Il Comune di Sorrento ha speso negli anni decine di migliaia di euro dei contribuenti in perizie utili solo a dimostrare la paventata pericolosità di “taluni” alberi, magari perché semplicemente alzavano i marciapiedi o “toglievano aria (?) e il panorama” a qualcuno. I risultati sono che gli alberi ritenuti pericolosi non sono caduti ma ci sono stati crolli di altri alberi.

Il lato positivo di questo “sbriciolamento arboreo” è, che rispetto a pali della luce, gru, ponteggi, cornicioni, intonaci, strade, muri e quant’altro, gli alberi crollati sembrerebbero, nonostante la dendrofobia crescente, almeno ad oggi, non aver fatto ancora vittime in penisola sorrentina. E nonostante tutto e tutti, tra perizie varie e approcci amorevoli o intolleranti nei loro confronti, continuano a regalarci l’ossigeno per farci restare in vita.

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