Erano attivi anche a Pompei i componenti della banda di diciannove persone accusate di scavo e traffico internazionale di reperti archeologici.
L’operazione portata avanti dai Carabinieri delle province di Caserta, Napoli, Salerno, Frosinone e Latina ha fatto emergere anche alcune operazioni di scavo illecito lungo le mura di confine dell’area archeologica di Pompei nella zona di Civita Giuliana.
I militari di Caserta e della Tutela del patrimonio culturale, nel corso dell’operazione, hanno recuperato oltre 1.500 reperti archeologici di diversa natura e datazione, (oltre a numerosi falsi) per un valore di 1,6 milioni di euro, ed hanno arrestato 19 persone.
Secondo quanto accertato dagli inquirenti facevano parte della banda anche persone residenti a Pompei, Sant’Antonio Abate e Gragnano che avevano precisi compiti. Nelle carte dell’ordinanza emerge infatti che c’erano alcuni indagati, i cosiddetti “tombaroli”, dediti alle ricerche archeologiche ed allo scavo, mentre all’interno dell’organizzazione c’era anche chi era addetto al restauro dei reperti archeologici per poi essere rivenduti.
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