Sversamenti sul Faito, nuovo attacco del Wwf

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VICO EQUENSE. Il Wwf Terre del Tirreno nell’ottobre 2018 denunciava, alla Procura, al ministero dell’Ambiente e al Parco Regionale dei Monti Lattari, la presenza ormai da mesi sul Monte Faito, in località Campo Sportivo, di un deposito al suolo di enormi cumuli di materiali pietrosi, trasportati e sversati dopo le frane, causate dagli incendi e dalle successive precipitazioni ed a seguito delle operazioni di sgombero della strada per il Faito (ex Statale 269) sul versante di Vico Equense. Nell’esposto del Wwf si sottolineava, con foto documentali, come il materiale contenesse oltre a terreno e pietre anche altri rifiuti e materiale di risulta di vario genere, tra cui alcuni manufatti in cemento-amianto (eternit) depositati da ignoti nel sito non sottoposto ad alcun controllo.

Ciononostante, a seguito di analisi effettuate dall’Arpac, l’amministrazione comunale e l’Ente Parco valutavano di lasciare in sito il cumulo di pietre dopo averlo distribuito sul terreno con mezzi meccanici. A tale proposito, il 7 dicembre 2017, presso gli uffici della Città Metropolitana di Napoli veniva indetta una Conferenza di Servizi in cui erano presenti la Regione Campania Genio Civile e Difesa Suolo e l’Ente Parco regionale dei Monti Lattari rappresentati dal dottor Malafronte, il Comune di Vico Equense rappresentato dall’assessore Gennaro Cinque, l’Arpac con la dottoressa Fabrizia Giovinazzi, la Città Metropolitana di Napoli Direzione Amministrativa Patrimonio Provveditorato rappresentata dall’ingegner Giancarlo Sarno, su delega della dottoressa Paola Costa, assenti la Soprintendenza, l’Agenzia del Demanio e il Distretto Idrografico dell’Appenino Meridionale.

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Visto che l’Arpac aveva avallato un piano di riutilizzo del materiale, la conferenza dava parere favorevole affinché il materiale, definito detritico di natura calcarea proveniente dalla frana che ha interessato la ex. SS 269 “del Faito” nel novembre 2017, non solo non fosse rimosso dall’attuale sito ma, nell’ottica di un suo riutilizzo, venisse steso al suolo, previa costipazione e stabilizzazione per evitare ulteriori dilavamenti e/o erosioni, al fine di colmare/modificare una depressione ivi presente.

Appresa la decisione della conferenza dei servizi il Wwf, l’8 gennaio 2019, ha inviato una nota al Parco dei Monti Lattari, e per conoscenza a tutti gli enti partecipanti alla conferenza, nonché alla Procura, al ministero dell’Ambiente ed ai Carabinieri Forestali, ricordando che:

– l’intero territorio del Comune di Vico Equense è stato dichiarato di notevole interesse paesaggistico con D.M. ai sensi della legge 1497/39 e ricade nell’ambito di efficacia del Put per l’Area Sorrentino-Amalfitana statuito con la L.R. n. 35/87;
– il sito in oggetto ricade in zona B (Area di riserva generale) del Parco Regionale dei Monti Lattari le cui Norme Generali di Salvaguardia, all’art.2 lett. a) Tutela dell’ambiente: Cave e discariche, recita: “È vietato … attivare discariche per qualsiasi tipo di rifiuti”…“ Sono vietati i movimenti di terra di qualsiasi genere” … “È vietato abbandonare rifiuti di qualsiasi genere”; e alla lettera d) Protezione della flora: “È vietato raccogliere e danneggiare la flora spontanea erbacea ed arbustiva”;
– appare evidente, se non scontato, che il deposito/discarica di tonnellate di materiale detritico e rifiuti al suolo protratto per circa 8 mesi (!) ha, senza ombra di dubbio, arrecato un danno al sottobosco naturale, ovvero alla “flora spontanea erbacea ed arbustiva”;
– il sito rientra in area Sic “Dorsale dei Monti Lattari” (cod. IT 8030008) dove, per qualsiasi intervento potenzialmente capace di limitare la naturalità del sito, è richiesta una valutazione di incidenza ambientale VIA che garantisca che l’intervento non pregiudichi l’integrità del sito in causa;
– l’area rientra nell’ambito del Psai dell’Autorità di Bacino Campania Centrale in zona classificata P2 – pericolosità da frana moderata e R2 – rischio frana medio (Tav. 466102);
– le opere realizzate hanno di fatto comportato una grave modifica dello stato dei luoghi;
– il D.lgs. 152/2006 disciplina lo smaltimento dei rifiuti;

Inoltre il Wwf ha chiesto di conoscere:

– chi ha autorizzato e realizzato il deposito di rifiuti in questione che, visto il protrarsi nel tempo dello stesso, non può certo definirsi “provvisorio”;
– se le analisi della caratterizzazione dei materiali sono state effettuate dall’Arpac dopo che i rifiuti venivano depositati sul sito attuale o, piuttosto, prima che il materiale venisse trasportato/delocalizzato;
– se si è accertata la veridicità o meno dell’ipotesi che quel materiale non provenga tutto dalla frana, ma anche da costruzioni edili fatte nei pressi della scuola Caulino di Moiano dove inizialmente era depositato il materiale da risulta;
– se si è tenuto in debita considerazione il fatto che alcuni rifiuti, individuati e fotografati dai nostri volontari nel cumulo sul monte Faito misti al terreno e alle pietre, siano stati abusivamente sversati dopo il trasporto del materiale sulla montagna;
– se si è tenuto in debita considerazione la circostanza che, vista la portata altamente tossica del materiale in amianto a causa delle fibre e della polvere di asbesto, anche pochi elementi di tale materiale, per quanto frammisti al cumulo di pietre e terreno, costituiscano un grave pericolo per la salute dell’uomo;
– se si è tenuto in debita considerazione il rischio che i manufatti in amianto (che apparirebbero in foto) possano con la loro progressiva disgregazione, proprio per l’esposizione agli agenti atmosferici e il contatto diretto col suolo, andare a contaminare l’ambiente circostante;
– se si è tenuto in debito conto che il deposito protratto nel tempo dei materiali pietrosi sul suolo boschivo avrà, come sostengono gli esperti, un grave impatto sulle componenti ecologiche ed ecosistemiche del sito andando, di fatto, ad alterare la geologia e la composizione degli strati superficiali del terreno vegetale, incidendo sulle entità faunistiche e vegetazionali endemiche e tipiche della regione biogeografica di appartenenza favorendo l’insediamento di specie alloctone e pioniere;

Infine il Wwf ha chiesto di poter visionare tutti i documenti inerenti le analisi effettuate dall’Arpac ed il piano di riutilizzo del materiale.

In tempo reale è arrivata (prot. 000062 del 09/01/2019) la risposta dell’Ente Parco dei Monti Lattari, a firma del presidente Tristano dello Joio, che comunica al Wwf di non essere mai stato interpellato in relazione allo sversamento dei rifiuti e di aver scritto a tutti gli enti chiedendone la rimozione. Inoltre chiarisce che i documenti richiesti dal Wwf (le analisi dell’Arpac e il piano di riutilizzo del materiale) non sono mai stati inviati alla sede del Parco.

“È semplicemente sconcertante – dichiara Claudio d’Esposito del Wwf Terre del Tirreno – stiamo parlando di svariate tonnellate di materiali sversati all’interno di un bosco nel cuore di un parco naturale senza che il presidente dello stesso parco ne sapesse nulla? Ma allora chi c’è dietro tali azioni? Chi gestisce realmente il territorio del Faito? Inutile dire che tale cumulo di rifiuti ha comportato un danno enorme all’ecosistema di un sito di interesse comunitario. Piante erbacce ed arbustive del sottobosco, di specie anche rare, probabilmente sono state letteralmente sepolte. L’habitat alterato rischia assieme a felci, funghi ed orchidee, di compromettere anche la microfauna, rappresentata da insetti, invertebrati, rettili, anfibi e piccoli mammiferi. Perché sia ben chiaro qui non stiamo parlando del cortile di una piazza o dell’area di sosta di un cantiere comunale, ma di un soprassuolo boschivo di un parco naturale protetto o almeno così dovrebbe essere”.

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