Si ricorda oggi in penisola sorrentina il naufragio della motonave Marina d’Aequa della Italmare, compagnia di navigazione che aveva gli uffici a Piano di Sorrento. Si inabissò nel golfo di Biscaglia con a bordo 30 membri d’equipaggio, quasi tutti originari della costiera.
Tra le vittime 11 erano di Meta, 7 di Piano di Sorrento, 2 di Massa Lubrense ed 1 di Sorrento, poi altri 5 erano di Torre del Greco e 3 di Procida, alle quali si aggiungeva un marinaio cileno.
Oggi, alle 11:30, nella chiesa di San Giuseppe, a Sant’Agnello, l’arcivescovo Francesco Alfano celebra una messa in suffragio dei marittimi che morirono il 29 dicembre 1981, durante quel drammatico pomeriggio caratterizzato da mare forza 9 e vento di bufera.
La Marina d’Aequa, unità di 32mila tonnellate di stazza, era salpata il 26 dicembre dal porto di Anversa. Era diretta nel golfo del Messico e trasportava un carico di grosse bobine di ferro per complessive 30mila tonnellate di peso.
Alle 16:30 la chiamata del comandante della Marina d’Aequa il quale avvisava che la nave era in difficoltà, anche se non sembrava particolarmente allarmato dalla situazione. Chiarì a chi si trovava negli uffici della Italmare che in caso di pericolo concreto avrebbe chiesto alla Guardia Costiera della zona di intervenire per mettere in salvo il personale.
Mentre il comandante parlava con la compagnia, la nave Theodore Fontane, battente bandiera della Germania dell’Est, che un paio di ore prima aveva captato un “sos” ed aveva invertito la rotta, era in contatto visivo con la Marina d’Aequa. Un aereo inviato dalla Marina Francese aveva già sorvolato l’unità italiana ed un secondo sarebbe giunto sulla sua verticale alle 17, per poi rientrare alla base per fine autonomia.
Alle 17:44 il comandante lanciò la richiesta di evacuazione e pochi minuti più tardi, alle 17:55, la Theodore Fontane comunicò che le luci della Marina d’Aequa non erano più visibili. Era affondata.
Sull’accaduto fu istituita una commissione d’inchiesta la quale ricostruì che le bobine di ferro del carico si erano mosse a causa del mondo ondoso del mare. Sfondarono una paratia, si aprì un boccaporto della stiva e la nave imbarcò acqua. Secondo gli esperti si trattò, quindi, di un naufragio determinato da “circostanze eccezionali” e dovuto ad un “caso fortuito”.