Si riapre il caso della morte di Giosuè Sorrentino. A otto anni di distanza dal decesso del 35enne avvenuto a bordo della nave chimichiera “Bianca Amoretti” in rada a Malamocco nella laguna di Venezia si cerca una nuova verità che potrebbe non essere il suicidio come stabilito dalla Procura veneta prima di archiviare la vicenda.
Giosuè Sorrentino fu trovato privo di vita nella notte tra il 23 e il 24 aprile del 2016. Ora il Gip di Venezia ha deciso di annullare tutti gli atti di indagine degli ultimi tre anni, trasmettendo il fascicolo al pubblico ministero che avrà sei mesi per eseguire nuovi accertamenti, alla ricerca del Dna del possibile assassino di Giosuè.
Il marittimo fu trovato privo di vita e in una pozza di sangue vicino ad un macchinario, una troncatrice, mentre era a bordo della nave. Un vero e proprio giallo che ha alimentato i dubbi dei familiari sulla ricostruzione dei fatti. Tra questi i ritardi nel dare l’allarme: la polizia è arrivata sulla nave solo alle 16:30 del 24 aprile, nonostante Giosuè fosse morto nel corso della notte.
Ma ci sono anche altre circostanze da chiarire come riporta oggi su Il Mattino Dario Sautto.