Negli ultimi giorni anche in penisola sorrentina si sono verificate frane e smottamenti a causa del maltempo. Una zona, quella tra Vico Equense e Massa Lubrense, dove il dissesto idrogeologico ha provocato danni ed anche vittime.
Di seguito la nota diffusa da Claudio d’Esposito presidente del Wwf Terre del Tirreno che ripercorre la cronistoria dei fenomeni che hanno interessato la costiera dietro ai quali, secondo gli ambientalisti, c’è sempre o quasi la responsabilità degli uomini. Le foto che proponiamo, invece, sono relative a quanto accaduto l’altro giorno lungo via Nastro Azzurro con un’auto della polizia municipale investita da una colata di fango e detriti e due agenti ed un tecnico del Comune di Sorrento rimasti feriti.
Se dovessero dirci che il 25 dicembre è Natale e che nel primo plenilunio di primavera cade la Pasquetta… di certo nessuno si meraviglierebbe!
Ma quando nel nostro territorio piove, e piove molto, e il territorio si “sgretola e disgrega” tra frane, smottamenti e alluvioni… c’è ancora chi si meraviglia e invoca lo stato di calamità naturale auspicando soluzioni di emergenza.
I ripetuti crolli e le numerose frane ci fanno riflettere sulla precarietà e fragilità del territorio dove viviamo e che ci illudiamo di manomettere in eterno.
Eppure che quando scende l’acqua dal cielo (gli antichi dicevano “piove che Dio la manda”) e nel nostro territorio seguono con puntualità svizzera frane e smottamenti, allagamenti e dissesti, morti e feriti, è cosa ormai storica, risaputa e documentata.
Succede infatti che la trasformazione irrazionale e senza regole del territorio, operata a monte, si ripercuota poi inevitabilmente a valle. E’ come un complesso gioco del “domino”, dove togliendo o spostando uno o più tasselli si finisce per compromettere l’equilibrio precario anche di tutti gli altri. L’acqua, poi, ha dei percorsi e delle dinamiche difficili e complesse da prevedere, soprattutto per chi deve tirare su muri, strade e case in tempo record!
Nell’orografia del nostro territorio, attraverso millenni, si sono formati alvei, canali, canyon e forre, atti a convogliare e scaricare verso mare le preziose acque meteoriche. Successivamente l’uomo si è arrogato il diritto di modificare la Natura a suo profitto e piacimento, incurante delle più elementari regole di prudenza e degli effetti che azioni sbagliate avrebbero avuto sul suo stesso territorio.
SI E’ PERSA LA CAPACITA’ DI “COLLEGARE LE CAUSE AGLI EFFETTI”
Si è persa negli ultimi tempi la capacità (che avevano i nostri nonni) di collegare le cause agli effetti … e allora via libera agli sbancamenti, al taglio di alberi, alla captazione di acque e alla cementificazione di alvei e montagne.
Accade quindi che la Natura, modificata irreversibilmente e troppo velocemente, cambia non le sue regole, che sono sempre le stesse (i fiumi scendono verso il mare e il terreno e le rocce non trattenute cadono dall’alto verso il basso), ma i suoi equilibri ormai drasticamente violati. Se a ciò si aggiunge l’esistenza di aree geologicamente pericolose da sempre, dove l’homo sapiens ha deciso di andare a costruirsi casa incurante del rischio, allora la situazione si complica ulteriormente.
“Il nostro – come scriveva Antonio Cederna – è ormai un paese dalla topografia provvisoria, anzi, un paese a termine! Un’antica e radicata malformazione mentale induce a considerare il territorio una terra di conquista da manomettere, nell’assoluta ignoranza delle sue caratteristiche!”
Il Wwf da anni documenta e testimonia quello che quotidianamente accade, denunciando anche le responsabilità della politica, spesso incapace (o non interessata) a risolvere le emergenze ambientali che affliggono il nostro territorio.
UN TERRITORIO AD ALTO RISCHIO IDROGEOLOGICO E SISMICO
Che la nostra penisola sia una zona a grave rischio idrogeologico (nonché sismico) e a forte franosità e instabilità di versante, tutti lo sanno, ma stranamente se ne ricordano solo a “catastrofe” avvenuta. Tanto, alla fine, dopo lo “sconquasso”, arrivano i soldi … e tanti … messi a disposizione per i fantomatici interventi di messa in sicurezza. E via con le reti, briglie e quant’altro … ovunque e comunque … dimenticandosi dell’ingegneria naturalistica che pure esiste… anche a costo di perdere un paesaggio unico al mondo, che tutti ci invidiano e che è la fonte primaria della stessa economia della nostra costiera. Ormai “l’ordinario” (la chiamavano manutenzione!) non sembra più interessare i nostri amministratori che si svegliano solo quando arrivano i miliardi per le opere faraoniche extra-ordinarie.
Peccato che non sempre tali risorse economiche vengono investite con criterio e scientificità.
Un esempio per tutti: il Vallone Porto di Positano. Proprio nel luogo più disabitato dell’intera costiera, erano stati messi a disposizione circa 500 mila euro per la “mitigazione del rischio da dissesto idrogeologico” salvo poi, dopo l’interessamento del WWF, svelare le mille contraddizioni di un assurdo progetto che avrebbe solo devastato la natura senza risolvere nulla, anzi peggiorando la situazione.
In questi ultimi anni siamo stati spettatori, in tutto il territorio della Penisola Sorrentina-Amalfitana, di frane, smottamenti e allagamenti. Un unico luogo è rimasto IMMUNE da ogni sorta di danno e devastazione: questo posto è proprio il Vallone Porto dove, seguendo un’antica e mai-superata LEGGE della NATURA, l’acqua del fiume da millenni scende verso il mare, percorrendo la sua strada naturale nell’alveo in fondo alla forra. E per fortuna oggi accade ancora!
SI CONTINIA A METTERE A REPENTAGLIO LA SICUREZZA DELLE PERSONE!
Nel frattempo a Punta Campanella (Massa Lubrense), sotto la frana che costò la vita a 10 persone nel ’73, si sono spesi quasi 2 milioni di denaro pubblico per … far transitare i “disabili” (?) lungo una strada divenuta, dopo i lavori, carrabile. Il WWF è parte civile nel processo scaturito dopo le denunce che vede imputati progettista e costruttori. Nell’attesa di assistere a processioni di carrozzelle una chiorma di “abili” costruttori edili, pescatori o bracconieri ne approfitta per recarsi, a bordo dei propri veicoli motorizzati, nella punta estrema del santuario di Minerva.
Allo stesso modo per tutta la bella stagione (conclusasi appena qualche settimana fa!) abbiamo documentato il transito di autovetture, pulmini e quant’altro, per raggiungere la magica “Conca del Sogno” a Recommone, proprio nell’alveo di un torrente trasformato abusivamente in strada… tanto… che vuoi che succeda… gli eventi disastrosi in quel torrente accadono ogni 70 anni! Sembrerebbe che solo gli alberi siano pronti a cadere … “ad horas”?
E mentre il crollo storico della Via Formiello a Piano di Sorrento è ormai entrato nel dimenticatoio (in attesa dei milioni promessi per il ripristino), i molteplici e periodici crolli sulla Strada Statale 163 (l’ultimo all’ingresso di Amalfi) e sulla via Nastro Azzurro, quelli delle abitazioni ai Colli di San Pietro e ai Colli di Fontanelle posti su di un terreno geologicamente instabile, la frana del versante del Monte Faito fino alla frazione di Moiano dopo i devastanti incendi, quella recente di un intero versante del Picco Sant’Angelo o del Vallone San Vito a Sant’Agnello, quello della via Ponte Orazio al confine tra Piano e Meta, della via Fontanelle al Capo di Sorrento, del costone sotto il Parco dei Principi, o nel Vallone dei Mulini a Sorrento dove qualcuno, con la complicità criminosa degli enti preposti, si ostina a costruire un “maccheronificio” in una forra ad alto rischio frana e alluvioni… sono solo la punta di un iceberg di tanti altri crolli, che ci fanno riflettere sulla precarietà e fragilità del nostro territorio che ci illudiamo di manomettere in eterno.
La tragedia di Atrani portò alla ribalta i reali rischi che la costiera intera corre per il dissesto idrogeologico alla quale è sottoposta. Ma portò alla luce anche le gravi responsabilità dell’uomo e l’allarme, da troppo tempo ignorato, della necessità di manutenzione e pulizia ordinaria degli alvei assieme alla conservazione delle aree boschive e coltivate lungo le aste fluviali.
Non c’è bisogno di opere maestose e faraoniche bensì abbiamo bisogno di controlli continui e piccole opere di difesa offerte spesso dall’ingegneria naturalistica in aree dove l’emergenza è reale.
Ma, ahimè, visto il fermento senza sosta di betoniere, ruspe e motoseghe, frenetiche dal mare ai monti, dubito che questo possa realmente accadere.
Oggi la tragedia di Casamicciola fa tornare d’attualità in tutta la sua drammaticità un problema che la politica non ha mai seriamente saputo, o voluto, affrontare!