SORRENTO. Per cinque anni avrebbero sopportato il pagamento di elevati interessi sulle forniture e prestiti a strozzo e subito minacce, per poi decidere di denunciare i presunti usurai. Ora che si apre il processo davanti alla prima sezione del Tribunale di Torre Annunziata, due ristoratori sorrentini hanno scelto di costituirsi come parte civile contro i cravattari allo scopo di ottenere il risarcimento dei danni subiti.
Toccherà ai giudici, quindi, accertare le eventuali responsabilità di Giuseppe D’Apice, 48enne titolare di un negozio di generi alimentari di Piano di Sorrento, Girolamo Postiglione, 53enne di Castellammare, e Rosario Maresca, 57enne di Sant’Agnello, rinviati a giudizio alcune settimane fa con le accuse di usura, estorsione e tentata estorsione. Il processo nei loro confronti si è aperto con la richiesta di risarcimento del danno avanzata dalle parti civili, e con il rinvio dell’udienza a giugno.
La vicenda risale ad alcuni anni fa, quando i due ristoratori sorrentini hanno cominciato ad avvertire i problemi legati alla crisi economica. A quel punto hanno deciso di chiedere aiuto ad amici e conoscenti. Tra questi il loro fornitore Giuseppe D’Apice che, secondo l’accusa, avrebbe applicato interessi fino al 25 per cento sulle forniture di prodotti alimentari per ogni mese di ritardo nel pagamento.
A questo punto sarebbe entrato in gioco Postiglione, amico di D’Apice. Il 53enne stabiese avrebbe minacciato i ristoratori pretendendo la restituzione del denaro per conto del commerciante di Piano di Sorrento. Ormai esasperati, i ristoratori sorrentini si sarebbero poi rivolti a Maresca che avrebbe prestato loro somme variabili tra 500 e 5mila euro a fronte di interessi del 15% circa: un accordo suggellato dalla firma di una cambiale a titolo di garanzia.
Successivamente, però, gli imprenditori taglieggiati hanno deciso di denunciare tutto alle forze dell’ordine. Ed è così che sono scattate le indagini. A metà gennaio, dopo mesi di verifiche e accertamenti, è arrivata la svolta: il Gup del Tribunale di Torre Annunziata, Antonino Fiorentino, ha rinviato a giudizio D’Apice, Postiglione e Maresca con le accuse di usura, estorsione e tentata estorsione aggravate dall’aver commesso il fatto ai danni di persone in stato di bisogno.
Questo sarebbe solo un filone dell’inchiesta per quello che gli investigatori ritengono sia un maxi-giro di usura tra la costiera sorrentina, l’area stabiese e l’hinterland napoletano sul quale magistratura e forze dell’ordine indagano già da diversi anni. Nelle indagini risulterebbero coinvolte più di trenta persone, tra le quali anche avvocati, geometri e piccoli imprenditori di Napoli e provincia ed anche della cosiddetta “Sorrento bene”.