Reato estinto, nessuna ammenda per Schettino per aver inquinato l’isola del Giglio

Francesco Schettino non ha compromesso l’equilibrio ambientale dell’isola del Giglio. Lo ha deciso la Corte di Cassazione dichiarando estinto il reato di distruzione delle bellezze naturali di cui prima il Tribunale di Grosseto e poi la Corte d’appello di Firenze avevano ritenuto colpevole l’ex comandante della Costa Concordia. La vicenda ruota sempre attorno al naufragio del 13 gennaio 2012, quando 32 persone persero la vita in seguito all’impatto tra la nave da crociera e gli scogli al largo dell’isola del Giglio.

Per la tragedia il marittimo di Meta è stato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione al termine del processo principale. Il secondo giudizio, invece, riguardava il presunto sfregio che avrebbe inferto all’ecosistema del Giglio a causa dell’incidente e della permanenza del relitto della Concordia nelle acque toscane fino al 23 luglio 2014, quando è stata rimossa. Per questi fatti prima il Tribunale di Grosseto e poi la Corte d’appello di Firenze avevano condannato Schettino a 5mila euro di ammenda.

I giudici avevano ritenuto che la permanenza del relitto della Concordia e le operazioni di rimozione avevano “modificato il profilo dell’area comportando una inevitabile alterazione dell’equilibrio naturale”, mentre la condotta dell’ex comandante non si sarebbe esaurita con l’impatto sugli scogli, ma si sarebbe protratta “per tutto il periodo dell’attività di rimozione del relitto”, vale a dire fino al luglio del 2014. Per questo secondo i magistrati di primo e secondo grado la distruzione delle bellezze naturali contestata a Schettino si sarebbe potuta estinguere solo dopo la scadenza del termine di prescrizione di cinque anni, cioè il 23 luglio 2019.

Contro questa ricostruzione i difensori di Schettino si sono rivolti alla Cassazione sottolineando come la condotta dell’ex comandante si fosse esaurita con l’impatto sugli scogli. In altre parole il marittimo non poteva essere condannato anche per l’alterazione dell’equilibrio ambientale del Giglio visto che, dopo il naufragio, non aveva più avuto contatti con la nave né avrebbe potuto rimuoverla da solo. Oltretutto, mentre il relitto era adagiato sugli scogli e i tecnici provvedevano al suo spostamento, Schettino si trovava ai domiciliari.

Alla fine, il ricorso ha convinto la Cassazione che ha ribaltato le precedenti sentenze: a Schettino è stata riconosciuta la prescrizione, quindi non dovrà pagare l’ammenda. Costa Crociere, compagnia cui apparteneva la Concordia, dovrà invece affrontare un nuovo giudizio d’appello in sede civile.

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