Prosegue incessante l’attività di indagine sul territorio della Guardia Costiera finalizzata a perseguire e reprimere l’attività posta in essere dai componenti di una vera e propria organizzazione dedita al fenomeno criminale della pesca di frodo ed il commercio della specie protetta dattero di mare – Litophaga – litophaga.
A seguito di attività investigativa e d’indagine preventiva si è avuto modo di verificare che tre individui originari di Castellammare di Stabia – e conosciuti come recidivi nella pesca di frodo del dattero di mare – in tarda serata sono partiti dalla Città delle Acque per raggiungere il Comune di Formia (LT) e, utilizzando una unità da diporto di circa 5 metri con motore fuoribordo ormeggiata in località Torre di Mola, sono usciti in mare, per mettere in atto attività di pesca di frodo di dattero di mare presumibilmente in zone ricadenti nei Comuni di Gaeta, Formia e Minturno.
È stata, così, organizzata un operazione congiunta che ha visto il coinvolgimento di personale militare della Capitaneria di porto di Castellammare di Stabia e di quella di Gaeta. È stato, altresì, predisposto opportuno servizio navale di pattugliamento a mezzo di unita della Guardia Costiera MV CP 724 e l’utilizzo di un drone con termocamera per eventuali riprese notturne.
Nello specifico, verso le 4 il personale militare appostato verificava la presenza del natante da diporto che rientrava in navigazione a luci spente, a velocità sostenuta senza alcun segnalamento previsto in pregiudizio di ogni norma e regola della sicurezza della navigazione. Appena giunti all’attracco in banchina, si constatava che un soggetto restava sull’imbarcazione intento a sistemare i datteri di mare, a confezionarli, in sacchetti, mentre gli altri due si occupavano di sistemare le attrezzature subacquee in macchina per poi procedere a cambiarsi della muta e sistemarsi per il viaggio di rientro direzione Castellammare di Stabia.
Accortosi di essere spiato, il soggetto a bordo del natante fuggiva a velocità sostenuta con a bordo l’intero carico di datteri di mare, puntando la prora della propria imbarcazione contro la rotta del mezzo militare della Guardia Costiera, cercando di speronarlo. I datteri di mare venivano gettati in acqua per occultare la prova del reato, ma successivamente venivano recuperati da un sommozzatore professionale chiamato dagli uomini della Capitaneria di Porto.
I militari della Guardia Costiera dopo aver bloccato i pescatori di frodo, provvedevano a deferirli alla Procura della Repubblica di Cassino, competente per territorio, per le fattispecie di reato quali disobbedienza e resistenza a nave militare, per violazione di norme in materia di sicurezza della navigazione, disastro ambientale, danneggiamento, ricettazione resistenza, violenza a pubblico ufficiale e pesca di frodo di specie protetta (Litophaga – litophaga). Il prodotto, l’imbarcazione da diporto e l’attrezzatura usata per la pesca di frodo venivano sottoposti a sequestro penale.