Perché è importante la nascita dell’Area marina protetta isola di Capri

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Le contrapposizioni capresi di questi giorni ricordano molto quelle che accompagnarono la nascita dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella. Allora, siamo a metà degli anni Novanta a Sorrento, come oggi a Capri, si sfiorarono le barricate su una scelta, l’istituzione dell’Area Marina Protetta, che ai più sembrava azzardata. E, a differenza di oggi, non c’erano paragoni da fare con zone vicine.

Ora Capri, invece, ha quanto è successo di fronte, a poche miglia di distanza, per fare una scelta più consapevole. Si tratta di limare i contenuti del decreto per meglio adattarlo alle realtà locali ma, non bisogna più tentennare: l’Area Marina Protetta di Capri oggi è una necessità più che una scelta.

L’isola Azzurra, proprio per i ritardi accumulati in questi anni, sopporta anche il traffico nautico in “fuga” dalla penisola sorrentina proprio per le restrizioni introdotte dall’Amp di Punta Campanella. La baia di Ieranto e i divieti di ormeggio lungo ampi tratti di costa che vanno dal Vervece a Nerano nel comune di Massa Lubrense, fanno scegliere Capri a tantissimi armatori le cui imbarcazioni solcano il Golfo di Napoli.

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E poi il dilagante business dei charter: sono centinaia e centinaia le imbarcazioni (le aziende che svolgono questa attività nel Golfo di Napoli sono già migliaia) che ogni giorno, nei mesi caldi, sfrecciano intorno ai faraglioni carichi di turisti.

Una situazione non più sopportabile per lo scoglio più prezioso del mondo. Capri, continuando in questa anarchia nautica, rischia di minare inesorabilmente proprio le gemme uniche della sua bellezza, quelle che da sempre alimentano il mito come la Grotta Azzurra e i Faraglioni.
E allora non bisogna più tergiversare. I limiti ci vogliono e devono essere rispettati da tutti. Proteggere Capri deve diventare un dovere avvertito non solo dagli isolani.

E si può fare. La conferma, come dicevamo, è di fronte allo scoglio, è a Punta Campanella. Il decreto che istituì questa Amp arrivò il 12 dicembre del 1997 dopo anni e anni di polemiche e contrapposizioni feroci. Oggi, in meno di trent’anni il mare è ridiventato da Vico Equense a Meta, da Piano a Sant’Agnello, da Sorrento e Massa Lubrense una risorsa straordinaria. Le bandiere blu di questi anni sono l’emblema di una scelta che sembrò azzardata ma che invece si è rivelata salutare.

Certo c’è stato anche lo straordinario impatto che ha avuto il depuratore di Punta Gradelle; ma proprio l’Amp è stata, grazie alle scelte oculate fatte dai suoi amministratori negli anni, un punto di riferimento, un pungolo costante, nella presa di coscienza generale che al mare non si può solo chiedere. E come sono lontane, vecchie e anacronistiche quelle contrapposizioni che per anni tentarono di bloccare il progetto dell’Amp di Punta Campanella. Molti, tantissimi oppositori di allora, ora sono quelli che più degli altri amano affacciarsi dalle terrazze sul mare per guardare quei fondali che erano diventati invisibili. Sono loro che, orgogliosi, parlano delle telecamere subacquee di Ieranto che mostrano continuamente i delfini ed altre specie scomparse per decenni da quei fondali.

Capri oggi, più compatta che mai, deve difendere il suo mare. È necessaria quella unità di intenti che certamente darà buoni frutti per tutti domani. Certo, il lavoro di oggi va protetto per tutti; ma quello di domani, questo è scuro, dipenderà dalle scelte che saranno prese oggi e che, per molti, andavano già fatte ieri.

di Antonino Pane da Il Mattino

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