Niente box, tornano gli alberi nel fondo del corso Italia di Meta

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META. A distanza di oltre due anni, il funzionario responsabile del Comune di Meta ha disposto, come richiesto dal Wwf, il “ripristino dello stato dei luoghi” nel fondo disboscato per costruire 14 box auto, ma mai realizzati. L’ordinanza del funzionario, scaduti i termini col parcheggio mai completato, ha imposto il reimpianto degli alberi di limone e il ripristino della muratura preesistente.

Era l’ottobre del 2017 quando, in un fondo agricolo, nel centro urbano di Meta, sul trafficato corso Italia, furono denunciate le motoseghe in azione. Nonostante una serie di illegittimità rilevate dagli ambientalisti (lo stesso permesso di costruire rilasciato nel 2016 per costruire l’autorimessa era scaduto), non si riuscì ad ottenere un intervento in tempo reale e gli alberi furono eliminati in un veloce blitz. Tuttavia l’esposto a firma del Wwf Terre del Tirreno ottenne il successivo fermo dei lavori.

Sul discutibile rilascio dei permessi a costruire per i box interrati c’era stata anche una interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle a firma del senatore Sergio Puglia.

Poi arrivò il ricorso al Tar, questa volta presentato dai Vas (Verdi Ambiente e Società) e, a maggio del 2018, il Tribunale Amministrativo della Campania diede ragione all’associazione ambientalista con due sentenze esemplari relative ai due parcheggi adiacenti che si volevano realizzare, condannando il Comune di Meta anche al ristoro delle spese. Uno dei due parcheggi accese i riflettori mediatici in quanto lo stava realizzando una società in cui era partecipante anche il vice-sindaco di Meta.

Le sentenze del Tar di Napoli riconobbero la illegittimità dei parcheggi interrati che stavano per sorgere lungo corso Italia, sottolineando l’importanza dell’uso agricolo del suolo e dei valori naturalistici e ambientali necessari a compensare gli effetti dell’espansione urbana, mettendo un nuovo importante paletto tra gli ingranaggi delle ruspe e delle betoniere, abili e frenetiche nel trasformare gli storici fondi agricoli, con agrumi, noci, ciliegi e ulivi secolari, in enormi baratri in grigio cemento dove parcheggiare le auto.

Le sentenze evidenziarono come sia pacifico in giurisprudenza che “la destinazione agricola del suolo non deve rispondere necessariamente all’esigenza di promuovere specifiche attività di coltivazione, e quindi essere funzionale ad un uso strettamente agricolo del terreno, potendo essere volta a sottrarre parti del territorio comunale a nuove edificazioni, ovvero a garantire ai cittadini l’equilibrio delle condizioni di vivibilità, assicurando loro quella quota di valori naturalistici e ambientali necessaria a compensare gli effetti dell’espansione urbana”.

In un’epoca in cui la salvaguardia del suolo assume caratteri di urgenza e necessità per la sopravvivenza del pianeta, le sentenze del Tar appaiono ancor più importanti. A coronare gli sforzi delle associazioni ambientaliste e di tutti i cittadini, uniti nella comune battaglia, arriva ora il reimpianto degli alberi.

“È una gran bella notizia – dichiara Claudio d’Esposito presidente del Wwf Terre del Tirreno – ma la vicenda non è certo conclusa del tutto, in quanto nell’area adiacente la società interessata a costruire un altro parcheggio ha proposto appello al Consiglio di Stato. Col Wwf, in sinergia con altre associazioni, stiamo lavorando per arginare il fenomeno di Boxlandia da quasi due decenni. Sono battaglie lunghe ed estenuanti e spesso quelle perse lasciano cicatrici indelebili. Documentare un nuovo successo non può che ridarci speranza”.

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