Esistono sei sottospecie di rondini ma le rondinelle più conosciute sono quelle europee (Hirundo rustica rustica). Pesano circa 20 grammi e percorrono più di 5mila km in volo, superando il deserto del Sahara e sorvolando il mar Mediterraneo senza potersi mai riposare. Lottano contro perturbazioni e venti di tempesta per venire a riprodursi proprio in quell’angolino di casa nostra, sotto il tetto dove sono nate. In tante non sopravvivono al viaggio.
Si stima che ogni anno nel Mediterraneo muoiono circa 25-30 milioni di uccelli migratori, a causa di collisioni con infrastrutture (tralicci elettrici, edifici, pale eoliche, ecc.), dell’uccellagione illegale, per condizioni meteorologiche avverse, per mancanza di cibo e disorientamento causato da luci artificiali che portano gli uccelli a cadere in mare o a morire per stenti.
“Le rondini, oltre ad essere delle creature delicate e affascinanti – racconta Claudio d’Esposito presidente del Wwf Terre del Tirreno – sono degli ottimi alleati in agricoltura e non solo: si nutrono di insetti, mangiandone ogni giorno fino a 170 grammi. Una singola rondine può consumare fino a 850 mosche e zanzare al giorno. Una coppia da sola, elimina circa 1.700 mosche e zanzare al giorno. Non esiste insetticida più efficace ed ecologico. Dovremmo gioire al loro arrivo e farle sentire le benvenute. Eppure c’è chi è ancora intollerante a tale miracolo della natura perché dai loro nidi, per pochi mesi, le rondini con i loro escrementi “sporcano” pavimento e asfalto”.
Accade a Meta, dove le rondini al ritorno dalla loro migrazione utilizzano balconi, tetti spioventi, mura e volte del centro storico per riprodursi. È accaduto quest’anno in piazza Casale dove un nido di rondini, balzato alla cronaca nel 2021 quando, su richiesta degli abitanti e commercianti della piazzetta, il Wwf chiese alla ditta di non montare il ponteggio dei lavori di ristrutturazione del palazzo dove era presente il nido, per non disturbare la covata, rimandando a settembre il tinteggio di una parte del soffitto.
Il nido era stato costruito sull’uscio di un’officina meccanica, ragion per cui le rondini, abituate ai rumori dei motori, continuarono tranquillamente ad accudire i piccoli incuranti del cantiere. A fine giugno quattro piccoli presero il volo e la mamma, complice le alte temperature e la grossa disponibilità di insetti, iniziò una seconda covata.
“Eppure non tutti apprezzano la magia di tali uccelli messaggeri di primavera – aggiunge Claudio d’Esposito – se è pur vero che continuiamo a documentare atteggiamenti intolleranti nei loro confronti. È accaduto anni fa alla chiesa di Termini a Massa Lubrense, dove non solo i nidi storici furono distrutti nel rifacimento della facciata, ma furono anche allocati dissuasori per non permettere alle rondini di tornare; è accaduto in un noto albergo al Capo di Sorrento dove la vecchia proprietaria distrusse i nidi e schiacciò con la scopa i piccoli perché “sporcavano”; analoga sorte fu destinata ai pullus di un nido a Vico Equense.
È accaduto stavolta al nido di piazza Casale, a Meta, sul negozio del meccanico. Dopo la distruzione dello storico nido i cittadini indignati ne avevano ricollocato uno artificiale. Le rondinelle di rientro dalla migrazione il 20 marzo avevano subito iniziato a riutilizzarlo. Tuttavia il nido ricollocato è stato distrutto per la seconda volta. Chi mai può essere stato a compiere tale gesto che configura un vero e proprio reato? A chi dava fastidio quel nido con le rondinelle? Abbiamo dei sospetti e perciò stavolta abbiamo denunciato i fatti alle forze dell’ordine in quanto le rondini sono specie protette dalla legge”.
La direttiva 409/79 CEE vieta di distruggere o danneggiare i nidi e disturbare la fauna selvatica durante il periodo della riproduzione. Inoltre la convenzione di Berna ratificata dall’Italia con la legge 503 del 1981 stabilisce gli stessi divieti e classifica le rondini, rondoni e balestrucci tra le specie strettamente protette perché a rischio di estinzione. Infine iI disturbo/danneggiamento/uccisione in periodo di nidificazione integra anche il reato di maltrattamento animale di cui all’art. 544 ter Codice penale e di danneggiamento di cose appartenenti al patrimonio indisponibile dello stato (art. 635 C.P.)